…ti parlerò come la notte/ parla agli amanti,/ in silenzio, sottovoce…
Nel fondo/dell’abisso/c’è sempre/una speranza:/un filo sottile/che conduce/di nascosto/al cielo.
E’ stata una sorpresa leggere Graffi del cuore (Guida editore), il libro che racchiude i versi di un poeta finora celatosi, apprezzato come drammaturgo, attore e regista nelle sue originali riletture del teatro classico e contemporaneo, in trasposizioni trasgressive e provocatorie: Arnolfo Petri.
Camminando a perdifiato senza limiti di tempo e di spazio, semina parole che si fanno versi, che accendono ricordi, sogni, che portano con sé dolore, malinconia, paura, amore, delusione, silenzi, ma pur sempre la speranza. Si spandono tutt’intorno profumi e sapori di minestre calde sul fuoco, di pane appena sfornato, l’infanzia mai perduta, ritorna insieme alle carezze della madre.
In un vortice impazzito di emozioni, non c’è resa, il gioco crudele e consolatorio continua: tenerezze sfuggite, abbracci negati, cicatrici mai guarite, lacrime perdute, crepuscoli, tramonti, naufragi. Notti e giorni avvolti dalle ombre, dai dubbi, dal desiderio, dal temporaneo abbandono che non è mai rassegnazione, anzi si trasforma in lotta, in voglia d’infinito. L’ esserci, il riscoprirsi felice lenisce ed esalta la vita, i sentimenti. La poesia è conoscenza e gli permette di raccontarsi così come è, non c’è finzione, si guarda allo specchio e gli occhi scoprono la realtà nella sua dimensione interiore, quella più profonda, solitaria e dolorosa, ma non priva di magia e stupore. Stavolta Arnolfo ha creato uno scenario tutto suo, spargendo grumi di terra martoriata e tra vento, pioggia e pianti, ma anche brezze delicate, ha aperto la sua anima, i suoi pensieri più velati, per arrivare al mondo, per osservarlo con uno sguardo sincero, per allontanarsi, come lui stesso sottolinea, dal banale conformismo che lo circonda, per cercare approdi diversi. Dura e avara è la vita con i sogni infranti. Il paesaggio rovinoso, ma è il suo Sud, gli appartiene. Così come sono suoi il senso del tragico, il turbamento, l’angoscia esistenziale, il continuo vagabondare, le evocazioni emozionali chiuse in queste pagine ferite, ma attraversate da un fluido vitale, di certo condivise da altri uomini e donne.