Gregorio Samsa e l’impossibile danza perfetta

Maresa Galli

Al Teatro Sannazaro di Napoli è andato in scena “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa”, con Lorenzo Gleijeses, per la regia e la drammaturgia di Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley, una produzione Teatro Biondo, Gitiesse Artisti Riuniti, Nordisk Teater Laboratorium.

Prima regia firmata da Barba al di fuori dell’Odin Teatret, lo spettacolo è la summa di un profondo lavoro e di un percorso di formazione che Gleijeses ha compiuto con la storica compagnia d’avanguardia. Nella piéce entrano tre nuclei narrativi, composti da elementi autobiografici di Kafka, la storia del personaggio centrale de “La metamorfosi”, Gregorio Samsa, e quella di un immaginario danzatore omonimo che ripete ad libitum, ossessivamente, i propri gesti performativi e rituali con il pretesto di un imminente debutto.

I pochi oggetti coreografici creati da Michele Di Stefano con Lorenzo Gleijeses si intrecciano con le scene di Roberto Crea, con le partiture luminose e le musiche originali di Mirto Baliani. Il palcoscenico e l’ambiente domestico, illuminati a sprazzi, sono lo spazio dell’azione del frenetico danzatore che ripete compulsivamente all’infinito i gesti coreutici, rimproverato dal suo stesso maestro che lo esorta a riposare. Le voci fuori campo (il maestro, il padre, la fidanzata, la psicologa che lo ha in cura) sono di Eugenio Barba, Geppy Gleijeses, padre dell’attore anche nella vita, Maria Alberta Navello, Julia Varley. Mentre prova e riprova e suda e cerca di parlare attraverso il telefono, Gregorio porta fuori tutta l’angoscia e l’incomunicabilità nei suoi rapporti più importanti, come quello con il padre che non lo riconosce e sostiene, definendolo “un grande insetto che danza”.

Grotowski Fest Varsavi

La fidanzata, dolce, paziente, comprende che la sua è una battaglia persa poiché Gregorio è sempre più ripiegato su stesso, monade lontana. Il suo perfezionismo, la velocità, la ritmica esasperata sono la nevrosi elevata a sistema, l’anticamera della inevitabile trasformazione nel kafkiano insetto, reietto, alienato, rifiutato, insignificante. I genitori lo avrebbero voluto diverso da ciò che è, la frivola sorella gode del consenso di tutti, le persone a lui più care ne leggono la fuga dal mondo con sempre maggiore distacco. L’azione in Kafka è l’elemento che consente la ricerca di noi stessi e di riflettere il segno della vita che portiamo, contrapponendo alla certezza l’incertezza, al sapere il non sapere, al dato esatto la confusione. Non c’è possibilità di trasformare la natura umana se non disumanizzandola, accettando che il surreale rappresenti le nostre più profonde istanze, angosce e aporie incluse.

Lorenzo Gleijeses è straordinariamente bravo, compulsivo, frenetico, perturbante Gregor perfettamente codiretto da Barba con il quale sta già lavorando al nuovo spettacolo “Anastasis-Resurrezione” che debutterà il prossimo anno. Uno spettacolo emozionante, imperdibile.

(Foto di Tommaso Le Pera)

 

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