Ritorna al teatro “I due papi”, il testo scritto per la scena da Anthony McCarten (qui nella traduzione di Edoardo Erba), da cui è stato tratto il fortunato film con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce. Torna alla sua vocazione di origine, interpretato da due eccellenti attori: Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, diretti da Giancarlo Nicoletti. Tre date al Teatro Sannazaro di Napoli (dal 17 al 19 marzo 2023) per un dramma che svela situazioni e retroscena, solo in parte conosciute.
Una gara di bravura tra i due interpreti fa scorrere velocemente le due ore in cui si svolge l’azione, che vede l’incontro/scontro tra Benedetto XVI e il cardinale Bergoglio, futuro Papa Francesco. Nella vicenda hanno posto (come nell’originale The Pope) suor Brigitta, la migliore amica del Papa in carica, e una giovane suora argentina, che dibatte con il popolare cardinale della sua terra.
Si discute di dimissioni, da parte di entrambi i personaggi, di differenze di vedute, di accuse e confessioni, che sfociano, poi, in amicizia tra i due ideologicamente rivali ecclesiastici. Raccontati più sul piano umano che su quello religioso, i due sacerdoti rivelano debolezze e colpe, rimorsi e paure di fronte ai loro ruoli. Ratzinger confessa di non sentire più la voce di Dio, il che fa vacillare la sua fede. Bergoglio porta nel cuore il rimorso e la vergogna dell’imperdonabile peccato: aver appoggiato la dittatura per salvaguardare la sopravvivenza dell’Ordine dei Gesuiti cui appartiene.
Come due amici, discutono di pallone e televisione, di musica, sulla colonna sonora degli Abba. Con l’ironia portano leggerezza alla gravità della situazione dalla quale entrambi vogliono uscire. Il conservatore Ratzinger è irremovibile, cambia opinione sul progressista Bergoglio e comprende che la Chiesa, nel suo bisogno di rinnovamento, di coinvolgimento e ruolo pastorale, troverà in lui l’uomo giusto da scegliere come successore.
Il finale della storia è quella che si conosce: Benedetto XVI si dimette e Bergoglio viene eletto Pontefice col nome di Francesco, pensando al Santo che si era spogliato di ogni ricchezza, che sapeva parlare agli animali e alle genti.
Un tema pesante, ma trattato dall’autore in maniera leggera, che a volte strappa qualche sorriso, ma che non allontana dalla serietà degli argomenti: la scarsità di vocazioni, le accuse di pedofilia, gli errori commessi dalla Santa Sede, con tutto quel che ne è venuto dopo.
Lo spettacolo è vincitore del premio “Mulino Fenicio 2022” per la miglior scenografia di Alessandro Chiti, che disegna l’interno degli appartamenti Vaticani, di Gastel Gandolfo, e la Cappella Sistina, dove i due si incontrano.
Applausi per Rigillo, Colangeli, Anna Teresa Rossini, Ira Fronten e Alessandro Giova.