AL TEATRO LA GIOSTRA DI NAPOLI VA IN SCENA “ANNA CAPPELLI (CANTICOPERA)” DI ANNIBALE RUCCELLO
Un(a) protagonista e un coro, al quale affidare suoni, pantomime, danze. Insomma, una tragedia antica, la messinscena ideata da Massimo Finelli per “Anna Cappelli”. Testo molto rappresentato di Annibale Ruccello, che vede oggi il tentativo di guardare al testo con un occhio nuovo.
“Rileggendolo, – spiega Massimo Finelli – scopro che i sette quadri di Anna Cappelli sono intervallati da “stacchi musicali”, didascalie senza altre specificazioni. Ecco il margine di libertà per una scrittura scenica che ri-contestualizzi l’originale. Considero che si tratti di una tragedia attualizzata (una commedia nera, una tragedia bianca) e finisco col rispettarne il canone più antico”.
Ecco, dunque, che un’esigua folla di attori sperimenta relazioni difficili, azioni a vuoto, per riempire buchi d’identità e tempo. A cose fatte restano quelli, per chiunque. Anna Cappelli (CanticOpera) è in scena al Teatro la Giostra di Napoli, dal 26 al 28 ottobre, nell’interpretazione di Patrizia Eger, affiancata da Michelangelo Esposito, Matteo De Luca, Chiara Cucca, Sabrina Gallo, Sissy Brandi, Eleonora Migliaccio, Valentina Vittoria. Gli interventi di danza sono a cura di Akerusia Danza, con la coreografia di Elena D’Aguanno per la danzatrice Benedetta Musella, e i disegni di Grazia Iannino.

La storia è nota: un’impiegata comunale, cresciuta con ambizioni comuni: matrimonio, casa, figli, muore nel tentativo di costruirsi e preservare un’identità che va in pezzi suo malgrado. Ma in quest’edizione, la protagonista viene spogliata del costume piccolo-borghese, e affonda in un pantano di ricordi, fantasie, ossessioni. La recitazione è un monologare ossessivo, fatto di interlocutori assenti, voci inudibili, cui rispondere.
“E’ una storia d’amore incastrata tra le ganasce della solitudine e di un mal posto senso di quanto è mio, dove uccidere l’oggetto del proprio desiderio significa confondere mio con io”. Un noir dal finale sorprendente.