“Il principe poeta – Tutte le poesie e le liriche di Totò” (Colonnese Editore), è il primo volume che raccoglie tutte le poesie e tutti i testi delle canzoni scritte dal principe Antonio de Curtis, raccolte e curate da Elena Anticoli de Curtis, nipote di Totò e da Virginia Falconetti. Il libro, arricchito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, include anche cinque inediti dalla famiglia. L’idea nasce dal desiderio di “organizzare” la materia/Totò in modo definitivo, mettere a fuoco l’importanza del suo lavoro letterario/lirico, spesso offuscato dalla grandezza della maschera-Totò. Un libro profondamente sentito da Liliana de Curtis e da sua figlia Elena Anticoli de Curtis. È un volume ricco che dà nuova luce al Totò poeta e scrittore, all’autore raffinato e intenso. Il volume è anche multimediale poiché consente, scaricando l’immagine del QR code, di ascoltare la voce di Antonio de Curtis e di altri artisti registrati con il suo magnetofono Geloso.
Nella residenza romana ai Parioli dell’artista la nipote Elena ha ritrovato i cinque inediti: “impariamoli a memoria questi versi, perché sono una ricchezza: sanno dare luce anche nei giorni più bui”, scrive Mollica nel volume arricchito da foto dell’attore negli anni Cinquanta e Sessanta e da tre immagini di Elena Anticoli de Curtis scattate dalla fotografa Alessia Fresca.
“Di mio nonno – scrive Elena – tornando con la memoria ai racconti di mia madre Liliana e di nonna Diana, mi torna un’immagine di uomo riservato e sensibile. Pensieroso, malinconico e romantico. Umile e sempre attento al prossimo. Un uomo, insomma, dall’animo nobile. Tra le cose che gli erano più care, ci sono le sue poesie e le canzoni”. Scriveva i versi di notte, nel suo pensatoio, immerso nel silenzio, lontano dal rumore e dalla volgarità del giorno. L’uomo Totò amava profondamente le donne, la gente della sua città, la natura, gli animali, i luoghi nei quali ha vissuto, amareggiato dalle ingiustizie. Scrive Virginia Falconetti: “le parole di Antonio de Curtis seguono il fil rouge del disobbediente che non accetta mai di omologarsi al solipsismo degli uomini ed alla “malacreanza”. Con umiltà mi sono proposta di far conoscere l’uomo e lo spirito dalla grande generosità e sensibilità che sta dietro la maschera comica che tutti conosciamo. (…) La sua ironia salvifica è quasi una Provvidenza di manzoniana memoria”.
Napoli è ispiratrice di tutta l’arte di Totò, alla sua amata città restituisce la bellezza con i suoi versi, con il suo teatro e il suo cinema, con tutte le emozioni. Le sue poesie sono suddivise per argomenti: Napoli, appunto, Le donne, L’Amore, Gli animali, Uomini e caporali. I suoi cinque inediti sono “Quando me trovo all’estero”, “’O matrimonio”, “L’amico di famiglia”, “1957” (un saluto all’anno doloroso nel quale deve suo malgrado abbandonare le scene), “Nun so’ d’accordo”. Altro capitolo è dedicato alle canzoni: “Abbracciato cu tte”, “Che me dicisti a ffà”, “Nce so’ caduto”, “Povero cuore mio”, “Vocca a vocca cu tte”, “Aggio perduto ammore”, “Malafemmena”, “Me so’ scurdato ‘e te” e ancora altre perle. Altro capitolo è dedicato alle canzoni di Totò, quelle che interpretava in scena, da “Carmè Carmè”, nel film “Un turco napoletano” a “Miss, mia cara Miss”, nel fil “Totò a Parigi”, da “Me songo annammurato (‘A statuetta)”, nel film Dov’è la libertà…?”, a “Core analfabeta”, nel film “Siamo uomini o caporali”. Le sue canzoni sono una sorta di rielaborazione musicale della sua arte teatrale e cinematografica, di respiro canzonettistico. Scrive parole e musica, fischiettando i motivi, senza conoscere le note come tanti grandi artisti. Scrive Achille Togliani: “Quando cantava faceva sentire i punti e le virgole, cantava cioè come se recitasse”.
Le ultime pagine del libro sono corredate di riproduzioni di alcuni celebri spartiti. Di se stesso Totò diceva: “Io sono un uomo all’antica. Appartengo al secolo scorso, anzi, che dico? Al secolo delle crociate. Il mondo moderno, il mondo d’oggi, per me non c’è, non esiste. Non lo vedo, non mi piace. Detesto tutto di esso: la fretta, il frastuono, l’ossessione, la volgarità, l’arrivismo, la frenesia, le brutte maniere, la mancanza di rispetto per le tradizioni, le stupide scoperte”. Non ama il rumore delle canzoni degli urlatori moderni, non ama il divertimento a tutti i costi, l’ipocrisia, la censura. Il suo grande amore per la vita, che gli ha dato immensa popolarità ma anche grandi dolori, si è tradotto in poesie che accarezzano l’anima, uniche, eterne.
Il volume sarà presentato
lunedì 12 novembre alle ore 17,30
al Teatro di San Carlo di Napoli
presso l’Opera Cafè Scaturchio