Il Ratto dal Serraglio

Maresa Galli

Una scena

Al Teatro di San Carlo di Napoli è in scena, fino a mercoledì 8 novembre, Il Ratto dal Serraglio (Die Entführung Aus Dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, libretto di Christoph Friedrich Bretzner rielaborato da Gottlieb Stephanie, nello storico allestimento di Giorgio Strehler, scene e costumi di Luciano Damiani. Per la prima volta al Lirico di Napoli, nella produzione del Teatro alla Scala dedicata, lo scorso giugno, al ventennale della scomparsa del grande regista e per il decennale di quella del celebre scenografo e costumista. Lo spettacolo ha debuttato al Festival di Salisburgo nel 1965. Strehler lo affidò, dal 1982, a Mattia Testi in occasione di una rappresentazione a Venezia che fu poi messa in scena anche al Teatro di Corte di Napoli. Da allora Testi ne cura le riprese. Capolavoro del teatro musicale, l’opera fu composta da Mozart a soli venticinque anni. Si sentono in questo brillante Singspiel la freschezza e l’entusiasmo giovanile del geniale compositore che, nel 1782 a Vienna ottenne un successo immediato con il debutto dell’opera, dalla dimensione giocosa, ricca d’incanti. Il Ratto dal Serraglio è il primo esempio in cui il genere minore del Singspiel sposa una musica ricercata, sublime. Il pubblico sancarliano segue con entusiasmo la deliziosa opera con le brillanti parti cantate alternate alla prosa, perfetti recitativi in lingua tedesca. Scriveva Strehler: “oggi davanti al Ratto dal Serraglio, noi sentiamo di aver aiutato a dare una nuova vita ad un’opera in musica che è al tempo stesso musicalità pura, gioia del canto e del suono e del ritmo, freschezza assoluta dell’invenzione e discorso sull’uomo e sulle possibilità sempre aperte, anche in tempi oscuri, di credere nella bontà, nella generosità e nelle bellezze del mondo”.

Lunghi applausi per gli interpreti: Konstanze, Maria Grazia Schiavo / Elena Gorshunova; Belmonte, Steve Davislim; Blonde, Regula Mühlemann / Daniela Cappiello; Pedrillo, Mart Süngü; Osmin, Bjarni Thor Kristinsson / Laurence Meikle; Selim, Karl-Heinz Macek; il Servo muto, Marco Merlini. Un lavoro elegante, in perfetto stile settecentesco, trasporta in Turchia, nel palazzo del pascià Selim. Al centro della storia le vicende del giovane Belmonte e dell’amata Konstanze, portata come schiava, assieme alla sua ancella Blonde, nel palazzo del pascià. Le belle scene sono riprese da Carla Ceravolo, i costumi da Sibylle Ulsamer, le luci sono di Marco Filibeck. Sul podio di Orchestra e Coro stabili Hansjörg Albrecht, che ha già diretto le compagini sancarliane in “Don Giovanni” durante la trilogia mozartiana presentata dal Massimo all’Opera House di Dubai. Lunghi applausi per l’elegante interpretazione e direzione di un’opera dallo stile espressivo della commedia dell’arte, che si chiude con il nobile gesto di Selim, un inno al vero amore, alla pace. La complessità dei sentimenti d’amore, l’ambiguità diventeranno, anni dopo, tema portante di “Così fan tutte”, altra geniale, sfaccettata opera di Mozart, che inaugura la stagione sancarliana 2018-2019.

 

 

 

 

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