Il ritorno di Donna Clotilde

Maresa Galli

Chiara Baffi in scena

Giova ricordare le date della messinscena di Ferdinando, capolavoro di Annibale Ruccello mai abbastanza celebrato: la prima nazionale avvenne il 28 febbraio del 1986 al Teatro Comunale di San Severo di Foggia. In scena poi il 10 dicembre del 1995 al teatro di Castellammare di Stabia e nel ’98 registrata per “Palcoscenico” di Raidue. Folgorata “dall’alchimia della parola”, Isa Danieli ne è stata mirabile ispiratrice e interprete. Fu un successo straordinario. L’attrice, dopo la morte di Ruccello, interpretò ogni dieci anni il ruolo di Donna Clotilde, fino alla “Serata d’amore” dello scorso anno, nel trentennale della morte di Ruccello, svoltasi al Teatro Nuovo di Napoli, con la regia di Manlio Santanelli.

“Ferdinando” è un lavoro di fattura classica, in quattro quadri divisi in due tempi, raffinato montaggio “di citazioni, ammiccamenti, effetti convenzionali, situazioni di genere”, per Siro Ferrone. La storia è ambientata nel 1870 in una vecchia villa borbonica del vesuviano nella quale si rinchiude la bisbetica baronessa, Clotilde Lucanigro, per “resistere” all’invasione piemontese, alla calata di gente senza storia e al loro re che parla una lingua priva di storia, d’identità, contrariamente al napoletano – richiamo colto al “Gattopardo” ed ai “Vecchi e i giovani” di pirandelliana memoria. In prima nazionale al teatro San Ferdinando di Napoli, la pièce, per la regia di Nadia Baldi, è una produzione di Teatro Segreto, con Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio, Francesco Roccasecca. Al centro della scena campeggia un grande letto con un lenzuolo-gabbia e catene che costringono Donna Clotilde, malata immaginaria, a rimanere prigioniera di un volontario esilio. Uniche sue compagnie sono quelle della cugina povera Gesualda, “zitella”, che vive con lei facendole da serva e infermiera, subendo i maltrattamenti di Donna Clotilde quasi sempre in silenzio. E quella di Don Catellino, il parroco del paese che visita spesso le due donne, non solo per dare conforto religioso ma anche per la sua relazione illecita con Gesualda e per le amicizie importanti della baronessa.

Gea Martire e Fulvio Cauteruccio

Il letto che domina la scena diviene poi sinonimo di eros che esplode liberatorio, implacabile, all’arrivo dell’estraneo, il giovane nipote Ferdinando, oggetto d’amore di tutti i protagonisti della storia. La lettura registica è più metafisica, una mimica esasperata con oggetti inesistenti solo accennati, con sedie-trespoli che si trasformano in letti, carrelli, piedistalli, movimenti degli attori come fossero marionette. Molto bravi gli interpreti nel caratterizzare i personaggi: Gea Martire/Donna Clotilde, affascina con il suo eloquio e la sua intensa interpretazione; Chiara Baffi/ Gesualda, “rinserrata nel nero del suo abito modesto e verginale”, in realtà appassionata amante di Don Catellino, è brava e intensa nel rendere tutte le sfaccettature del personaggio. Molto intenso anche Fulvio Cauteruccio/Don Catellino, che parla con accento calabrese, personaggio vizioso, corrotto, servile uomo di chiesa che disonora la tonaca, esprimendo un eros perverso, blasfemo. Bravo anche il giovane Francesco Roccasecca, efebico, angelico all’apparenza, dai lunghi morbidi capelli, che conosce l’arte della seduzione, freddo, lucido, perfido e sfrontato, figlio di un notaio filo Savoia. La lingua, preziosissima in Ruccello, è espressione dello status di potere, dello scontro tra classi sociali, tra aristocrazia ormai al tramonto e borghesia in ascesa: l’italiano è la lingua delle “cose serie”, della legge, della lettera di denuncia di Don Catellino all’arcivescovo, è la lingua dei “vincitori e invasori”. Il dialetto rassicurante di Donna Clotilde è la lingua madre, dell’eros, del corpo. Proprio alla fine Ferdinando adopererà il dialetto per rivelare l’inganno. Grande filologo-antropologo, Ruccello attraverso la lingua e la sensualità legge a meraviglia le contraddizioni di un mondo in disfacimento svelandone tutta la complessità, la storia, l’impossibilità di una rinascita.

 

 

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