Il Salone del libro a Napoli

Maresa Galli

Chiude con un bilancio positivo Napoli Città Libro, il Salone che mancava da nove anni nella città orfana di Galassia Gutenberg. Obiettivo raggiunto e superato nelle pur rosee previsioni, con un afflusso di pubblico che ha totalizzato i ventimila ingressi in quattro giorni. Soddisfatti gli ideatori, Diego Guida Rosario Bianco di Rogiosi e Alessandro Polidoro. Naturalmente non sono mancate criticità. Splendida ma inadeguata la location, il Complesso monumentale di San Domenico Maggiore, troppo piccola, calda, con barriere architettoniche e servizi solo al primo piano e assenza del wi-fi.

Il Salone ha offerto oltre centodieci stand con editori provenienti da tutta Italia e oltre duecento eventi tra incontri con gli autori, reading, dibattiti, letture teatralizzate, esibizioni artistiche e canore, laboratori per bambini e firmacopie.

I tre editori hanno voluto l’evento al centro storico per connotarlo di forte identità, al contrario di altri Saloni italiani, ma la sede potrebbe cambiare e non è detto che sarà un bene del Comune. Francesco Durante, direttore artistico di Napoli Città Libro, sottolinea i quattro giorni di soddisfazioni e passione ma anche i problemi che sono sorti. Grande affluenza, tanti giovani di Napoli e provincia che facevano la fila per entrare, grandi autori nazionali e internazionali che però non hanno avuto il pubblico che avrebbero meritato. Positiva risposta invece per le presentazioni di autori legati alla tv quali Fortunato Cerlino, già “Don Pietro Savastano” in “Gomorra” e Maurizio De Giovanni (“I bastardi di Pizzofalcone”). Oltre le polemiche, vanno registrate la grande risposta della città, i tanti visitatori, l’entusiasmo di editori e standisti felici di poter parlare con la gente per raccontare i libri e non solo per venderli. Per il prossimo anno sarà attiva la Rete dei Festival del Sud, che potrà così arricchire di nuove sensibilità il Salone di Napoli. “È il primo passo di una piccola rivoluzione nella promozione della lettura al Sud”, spiega il comitato promotore LiberArte composto dai tre editori, una piccola grande rivoluzione che ha bisogno di essere sempre più condivisa e sostenuta per crescere.
 

 

 

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