Nella Vienna del secondo dopoguerra, ridotta in macerie e divisa in quattro zone controllate dalle potenze vincitrici, il mediocre scrittore americano Holly Martins (Joseph Cotten) è alla ricerca dell’amico Harry Lime (Orson Welles), misteriosamente scomparso e dato per morto ma scopre che Lime è ancora vivo ed è, in realtà, un losco trafficante che vende penicillina adulterata e lucra sulla pelle dei malati.

Altri protagonisti della vicenda sono Anna (Alida Valli), l’amante di Lime, e il maggiore britannico Calloway (Trevor Howard), che indaga sulla presunta morte di Lime. Sceneggiato da Graham Greene che parte da un suo racconto, Il terzo uomo (The Third Man, Gb/Usa 1949, Carol Reed) trasmette il “pessimismo notturno” di Carol Reed che, con una regia barocca e melodrammatica, gira un film in set straordinari, con una tecnica visibilmente influenzata dall’espressionismo tedesco, con piani-sequenza, impiego estremo del grandangolo e inquadrature volutamente “sghembe”, che sottolineano il mondo contorto in cui si muovono i protagonisti e, grazie alla splendida fotografia di Robert Krasker, utilizza in modo riuscitissimo luci e ombre.

Indimenticabile anche la colonna sonora, con il celeberrimo motivo musicale suonato da Anton Karas allo zither, la cetra tirolese, dal suono ossessivo e malinconico. Vienna, con il suo scenario cupo ed “espressionista”, è l’altra grande protagonista di questo film: una città lugubre, ferita, opprimente, dalle atmosfere decadenti, unica ma, al tempo stesso, così simile alle innumerevoli città europee uscite distrutte, materialmente e moralmente, dalla guerra. Da ricordare i quattro interpreti principali, ciascuno con un suo magnetismo determinante per la riuscita e la consacrazione del film: Joseph Cotten, americano, lanciato come attore proprio da Welles regista; Alida Valli, dalla bellezza conturbante, giovanissima ma già con molti film all’attivo, una delle prime dive italiane a lavorare a Hollywood; Trevor Howard, attore inglese, agli inizi della carriera cinematografica; Orson Welles che dona al personaggio demoniaco di Lime, sardonico criminale, un’aura carismatica e sinistramente languida, in una delle sue migliori interpretazioni in un film non diretto da lui. Carol Reed, con “Il Terzo uomo”, realizza un film leggendario, cupo e sinistro, che mette in scena il fascino del male, esempio di rara perfezione stilistica, una gemma preziosa nella storia del cinema.