Ha scelto Promenade de santé (Passeggiata di salute) di Nicolas Bedos, Giuseppe Piccioni per cominciare la sua avventura come regista di prosa. E spiega chiaramente il perché.“Perché è un testo complesso, pieno di insidie e di possibili chiavi di lettura. – dice – Abbastanza aperto per poterne proporre una rappresentazione personale e l’ideale per un regista come me che ama lavorare con gli attori, che vede nel lavoro degli attori e con gli attori il cuore della propria ricerca, così come ho cercato di evidenziare nella mia esperienza cinematografica”.
Con Filippo Timi e Lucia Mascino aveva lavorato al cinema: il set era lo spazio in cui ha creato. Fino ad oggi. “Un altro motivo che mi ha portato a questa scelta – continua il regista – è quello di evitare, proprio nella cosiddetta seconda fase della pandemia, di infilarmi in temi che avessero direttamente a che fare con l’attualità, di fuggire cioè la tentazione di parlare della terribile esperienza che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi e, nello stesso tempo, rilanciare un’idea di contagio ben diversa, quella appunto del contagio amoroso, di una malattia necessaria che da sempre, ostinatamente cerchiamo di rinnovare, nonostante le controindicazioni, le conseguenze, sempre incapaci di giungere ad una immunità che ci ponga definitivamente al riparo da possibili sofferenze”.

Con l’entusiasmo che si sprigiona dopo un disastro come la pandemia, il regista mette dunque in scena al Teatro Bellini di Napoli, dal 18 al 23 aprile 2023, un testo che parla d’amore. L’unico vero sentimento che ci accompagna sempre e comunque. Virale, più di una malattia dannosa.
“C’era l’urgenza e la responsabilità di tornare a fare qualcosa davanti a un pubblico. – conclude Piccioni – Il desiderio, appunto, di manifestarci in modo non rituale, di assecondare quella nuova energia e di trasferirla sulla scena”.
Una messinscena che mescola reale e onirico per esprimere passioni irrefrenabili, paure, desiderio travolgente e fatale. Come quello della Signora della porta accanto che il regista cita nelle note di regia.
Traduzione di Monica Capuani, scene e luci di Lucio Diana, costumi di Stefania Cempini, musiche originali di Valerio Camporini Faggioni.