Imma Villa in “Scannasurice” di Enzo Moscato

Redazione

Scannasurice è il testo che nel 1982 segnò il debutto di Enzo Moscato come autore e interprete. Considerato un testo rivoluzionario nella drammaturgia contemporanea napoletana, Scannasurice avvia il fondamentale discorso sulla lingua che caratterizza il teatro di Enzo Moscato.

Lo spettacolo torna in scena al Teatro Elicantropo di Napoli, dal 7 al 10 dicembre 2023 (con repliche aggiunte per il sold out), dopo un successo straordinario nei teatri italiani ed europei, tante repliche e ben sei premi.

Ne è protagonista una strepitosa Imma Villa, diretta da Carlo Cerciello, che ben esprimono la poetica e la lingua di Moscato.

Una lingua colta ed allusiva che si rende strumento evidente di una radicale frattura rispetto alla tradizione, letteraria, teatrale e scenica. Scannasurice è una “misteriosofica discesa agli Inferi“, nella definizione che ne dà il suo autore, che attraversa le faglie, le ferite della napoletanità.

Ho scelto – spiega Cerciello – un testo in lingua napoletana di un autore antioleografico per eccellenza come Moscato, mettendo in scena il suo Scannasurice, scritto dopo il terremoto del 1980, nell’intento di allontanarmi dalla malsana oleografia di ritorno, che, nuovamente, appesta Napoli di retorica e luoghi comuni, in una città che ha smarrito la memoria stessa della sua vita culturale, seppellita dalla banalità e dal conformismo”.

Imma Villa in Scannasurice (foto di Tommaso LePera)

Scannasurice racconta un terremoto metaforico, quello legato alla precarietà dettata dalla perdita di futuro in seguito al terremoto del 1980, ma anche quello esistenziale profondo che attraversa il protagonista. Scannasurice è, infatti, un femminiello dei Quartieri Spagnoli che fa la vita, “batte”. Vive in una stamberga, piena di cianfrusaglie e immondizia e parla con i topi, metafora dei napoletani stessi, con cui ha un rapporto di amore-odio.

Privo di identità sessuale, metafora universale di incompletezza e inadeguatezza come solo i femminielli di Moscato sanno essere.

Scene di Roberto Crea, costumi di Daniela Ciancio, suono di Hubert Westkemper, musiche originali di Paolo Coletta, disegno luci di Cesare Accetta.

 

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