Immagina l’Italia del 2161 per parlare di un passato molto simile all’eterna condizione d’immobilità in cui il nostro Paese è immerso. Con Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione – un vero e proprio dramma sociale, Davide Carnevali parla dell’Italia attraverso una fantomatica tesi di laurea, che racconta di un’altrettanto fantomatica rivoluzione. Lo spettacolo è in scena dal 28 maggio al teatro Quirinetta di Roma, interpretato da Raimondo Brandi, Luca Di Prospero, Marco Lorenzi, Barbara Mazzi, Maddalena Monti con la regia di Eleonora Pippo. “L’Italia è un paese che soffre di svariate forme di alterazione fisiologica del sistema, – afferma il giovane autore – che riguarda in particolare due componenti fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo: la memoria e il linguaggio. Sarebbe davvero possibile una rivoluzione? Esiste ancora una coscienza politica? E quella sociale? Per quale motivo la parola “comunismo”, la cui radice etimologica è associata all’idea di “comunità”, “comunione”, è diventata un tabù? E per quale motivo la parola “liberismo” viene utilizzata come sinonimo di “libertà”? Cinque persone cercano di fare luce sulla storia come è effettivamente stata, e non come è stata raccontata; sono i nipoti dei protagonisti di quella Storia: politici, rivoluzionari, controrivoluzionari, intellettuali, ma anche comuni cittadini che si mantengono alla larga dalle lotte politiche. Questi cinque discendenti di una generazione perduta provano a fare memoria sul passato attraverso i ricordi, i racconti di famiglia, vecchie fotografie, ritagli di giornale, spezzoni video e documenti d’epoca. Il tutto rigorosamente falso”.