Imparare a recitare

Angela Matassa

E’ un’artista poliedrica Lucia Stefanelli. Docente, scrittrice, autrice teatrale, poetessa. Ironica e seria, paziente e severa, instancabilmente continua a dare il suo prezioso contributo alla cultura e alla scrittura, quindi alla lettura. Il suo ultimo lavoro s’intitola Un corso di percorsi, che ha pubblicato con la collaborazione di Simona Vassetti per Homo Scrivens editore.

Un testo didattico ma nello stesso tempo un saggio perché contiene articoli e approfondimenti, che fanno piacere a chiunque ami il sacro rito del Teatro. Un corso di percorsi, recita il sottotitolo, ricco di imput che formano gli allievi, li incuriosiscono, li educano ad assistere a uno spettacolo.

Con la crisi della cultura, con l’abbassamento del livello del linguaggio e della scrittura, che sono diventati velocissimi, dedicare un lavoro alla lentezza e alla riflessione è davvero entusiasmante. Regole sì, ma da rispettare attraverso se stessi. In questi percorsi laboratoriali, sono citati tanti autori dai quali partire o da cui essere provocati per lavorare: i grandi. Quelli che il teatro lo hanno inventato e reinventato, modificato, aggiornato, adeguato ai tempi. Un viaggio nei secoli attraverso il genio e la creatività. C’è Shakespeare c’è Ionesco. Sofocle, Pinter. Per finire con la lezione di Aristofane, da cui, in realtà si parte.

A “rendere possibile la realizzazione del volume -precisa l’autrice – è stato fondamentale l’impegno di Simona Vassetti”, che ha selezionato e dato coerenza ai testi scelti.

“Un corso di percorsi” non è un libro di testo di  scuola, che assegna compiti e basta, ma una possibilità di confronto, un modo per mettersi alla prova, per sperimentare, offerta a chi è attratto dalla drammaturgia, a chi ha il desiderio di comunicare emozioni, sia che lo faccia da un palco oppure no.

Lucia Stefanelli

Con la sua dotta scrittura, Lucia Stefanelli ci trasporta nei percorsi laboratoriali, evidenzia la difficoltà e il reale significato del lavoro paziente dell’attore. Quello vero, partendo dalla verità della persona. Lei, con l’umiltà dell’insegnante che sa, si chiede se la recitazione e la l’interpretazione si possono insegnare, e afferma che si tratta di pura metodologia e di rigore. Il resto tocca a chi impara. “Forse, – conclude lei tessa – scuola d’attore si rivela scuola di conoscenza ardua dell’essere, dell’esserci e del vivere”.

Un bel lavoro che trasuda passione ed entusiasmo. Messo su carta, fissa e stabilisce norme e comportamenti. Ci auguriamo che possa anche contribuire a ridurre il numero di cattivi interpreti e di autori approssimativi.

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