Innocenza e sopraffazione

Redazione

Una scena (foto di Marco Ghidelli)
Una scena
(foto di Marco Ghidelli)

Un altro classico per Arturo Cirillo, che inaugura mercoledì 19 la stagione dello Stabile partenopeo con la sua interpretazione di Liolà di Luigi Pirandello. La messinscena sarà rappresentata nella seconda sale del Teatro Nazionale di Napoli, il San Ferdinando, dal 13 al 30 ottobre.

Ne saranno protagonisti, nei panni di Neli Schillaci detto Liolà, Massimiliano Gallo; lo stesso Cirillo nel ruolo di Zio Simone Palummu, ricco massaio; Milva Marigliano in quello di Zia Croce Azzara; sua cugina, Giovanna Di Rauso per Tuzza, figlia della zia Croce,

Giorgia Coco per Mita, moglie di zio Simone, Sabrina Scuccimarra per Càrmina, detta La Moscardina, Antonella Romano per la Comare Gesa, zia di Mita, Viviana Cangiano per Ciuzza, Valentina Curatoli per Luzza, Giuseppina Cervizzi per Nela.

Con loro, a ricoprire i ruoli de I tre cardelli di Liolà, gli allievi del secondo anno della scuola di teatro dello Stabile: Antonia Cerullo, Emanuele D’Errico, Francesco Roccasecca.

Le scene dello spettacolo sono firmate da Dario Gessati; i costumi sono di Gianluca Falaschi; le luci di Mario Loprevite; le musiche sono di Paolo Coletta.

 

Teatro San Ferdinando | Napoli. Piazza Eduardo De Filippo 20

Orario delle rappresentazioni

19, 21, 25 e 28 ottobre ore 21.00 | 20, 26 e 27 ottobre ore 17.00

22 e 29 ottobre ore 19.00 | 23 e 30 ottobre ore 18.00

Una scena
Una scena

 

Liolà – scrive Arturo Cirillo, che ha affrontato Shakespeare, Patroni Griffi, Ruccello, Eduardo – è un testo di Pirandello che quasi non sembra un testo di Pirandello, così soleggiato com’è, vitale, istintivo, viscerale. Ma poi dietro l’apparenza della gioiosa vita campestre si cela il nero del potere e della sopraffazione. E’ questo un mondo – dichiara il regista – dove le vittime sono il mondo femminile e Liolà, poeta contadino, rimasto a uno stato di innocenza, e che dovrà scoprire il male della società degli uomini contro quello della natura. Tra canti, e note allegre, usando la verità della recitazione e la stilizzazione del movimento, si narra questa storia archetipica, antica come il mondo, dove l’uomo opprime la donna, la vecchiaia si mangia la gioventù, l’avere conta più dell’essere, e la natura sta a guardare e si ammala di tanta crudeltà”.

 

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