Ritorna in scena Le cinque rose di Jennifer, testo di Annibale Ruccello sul noto travestito napoletano, che vive chiuso nella sua decadente stanza, in compagnia solo di un telefono e di una radio. Terrorizzato dall’arrivo di un killer che sta mietendo vittime nel quartiere.
A riprendere il testo è Peppe Miale che lo dirige per Ernesto Lama ed Elisabetta D’Acunzo al Teatro Elicantropo di Napoli dal 20 al 23 aprile. “Nessun cambiamento sostanziale, – spiega il regista – ho solo sostituito l’altro trans, Anna, con una donna vera”.
Clima da giallo per la storia di solitudine di Jennifer, impersonato da un attore, istrionico interprete vivianeo, che per la prima volta si avvicina a Ruccello. “Sento forte il tema della solitudine, – spiega Lama – non soltanto di questo personaggio, ma quella cosmica, quella che riguarda tutti coloro che si aggrappano a qualsiasi cosa per combatterla”.
Jennifer è ormai cinquantenne, il suo mondo è appassito, tutto ciò che ha provato a costruire è svanito. Non c’è nulla di più terribile della consapevolezza del declino. E allora bastano una telefonata, un’improbabile trasmissione radiofonica, una visita di una sconosciuta cui, si apre la porta di casa anche se il pericolo mortale di uno spietato serial killer incombe terribile.
La radio rimanda canzoni Anni ’80. Mina, Milva, Patty Pravo riempiono le ore della giornata. “Ho aggiunto una canzone a quelle indicate dall’autore, – aggiunge Peppe Miale – “Tutt’al più” di Patty Pravo, che chiude la pièce”.
Una scrittura meravigliosa – dicono entrambi – un meccanismo perfetto. “Non debbo fare altro che seguire le parole. – precisa il protagonista – Mi sono posto molte domande su questo mondo che non mi appartiene, e con l’educazione al movimento ho cercato di rendere il personaggio credibile e misurato. Jennifer è consapevole del proprio declino, la sua vita è scandita dal tempo della morte, che sarà la sua estrema scelta”.
Un personaggio universale, un’ambientazione non definita pur nel rispetto dell’originale.
“Abbiamo provato, – spiega il regista Peppe Miale – partendo anche dal lavoro certosino di Gioia Miale che ha realizzato una sul meraviglioso viaggio di Annibale Ruccello, a recuperare dalle sue interviste piuttosto che da altre fonti assimilabili, il senso della sua opera e nello specifico del testo che andiamo a rappresentare. Ci siamo convinti che il fatto che l’opera avesse subito una sua rivisitazione abbastanza profonda negli anni successivi al debutto, fosse figlio di una necessità profonda dell’autore”.
Presentato da Le Pecore Nere, lo spettacolo si avvale delle scene di Mauro Rea, il disegno luci di Nino Perrella, i costumi di Nunzia Russo, e l’assistenza musicale di Salvatore Cardone.