A chi, s’interrogava Pasolini, tocca fare i nomi dei responsabili dei complotti, della cattiva politica italiana e internazionale? “A chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere”: l’intellettuale. Oggi, parafrasando lo scrittore friulano, per raccontare la politica del profitto ad ogni costo e del sistema a dir poco spregiudicato delle banche è, al contrario, un ex manager bancario, un uomo che ha vissuto dall’interno i segreti, le manipolazioni delle banche a danno di correntisti e risparmiatori, soprattutto dei piccoli e medi imprenditori: Vincenzo Imperatore.
Autore del libro “Io so e ho le prove” (edizioni Chiare Lettere), del 2014, editorialista di Lettera 43, nel 2012 fonda InMind Consulting (società di consulenza aziendale che assiste anche i propri clienti nelle ristrutturazioni dei debiti bancari). Giovanni Meola firma l’adattamento del saggio e la regia raccontando mirabilmente il percorso umano del bancario attraverso la parola teatrale. Meola, da sempre impegnato nel teatro di denuncia e pluripremiato anche per lavori cinematografici ispirati alla legalità e al sociale, ha debuttato a gennaio al Teatro Piccolo Re di Roma, dopo la presentazione con un dibattito nella sede di Banca Etica a Roma. Oggi approda al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli dove riscuote il plauso di critica e pubblico.
“Studia figlio mio, che diventerai direttore”: con queste parole-mantra la madre operaia di “Enzo il pazzo”, il protagonista finemente interpretato da Meola nelle sue mille sfaccettature, condiziona il figlio che si divide tra amici e pallone, cresciuto in un rione popolare dal quale deve emergere e riscattarsi. Così Enzo si laurea e consegue anche un master, fino ad avere la fortuna di entrare in banca, la banca che diventa una seconda mamma. La grande idea è quella di fottere il mondo, di fare tanti soldi e vivere una vita agiata ricca di viaggi e bonus, non importa a quale prezzo. Siamo negli anni d’oro del sistema bancario che vendeva titoli azionari, proponeva investimenti e derivati. Una vera e propria mutazione con una modifica dei neurorecettori che avvertono il profumo dei bonus… “Il nostro – spiega Enzo – era diventato un universo parallelo e noi acceleratori di particelle. La nostra religione, vendere!”.
Meola è accompagnato in scena dalla talentuosa Daniela Esposito, musicista/rumorista che con i suoni, vocalizzi, gestualità fa da contrappunto al protagonista dando corpo ai personaggi che il manager incontra in banca. Una storia spietata, che racconta dell’invito delle banche ai clienti ad acquistare da loro persino diamanti nel nome del profitto sempre più bulimico. Poi, il pentimento, il rimorso con la capacità di convertirsi a ciò che è giusto. Se Pasolini non apparteneva a quel mondo che denunciava, Enzo “era” quel mondo. Ma è sempre possibile invertire la rotta. Meola, autentico jocker in scena, cinico, spietato, beffardo, mostra come la rivoluzione sia possibile se proviene dall’interno.
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). (…)
(Dagli “Scritti Corsari”, Milano, Garzanti, 1977, apparso il 14-11-1974 su “Il Corriere della Sera” col titolo “Che cos’è questo golpe?”)