Lo spettacolo che annuncia le feste natalizie del Teatro Cerca Casa, nel salotto del drammaturgo e scrittore Manlio Santanelli, “Io sono l’altro”, chiude l’anno in bellezza. Evento di prosa e musica, con Gioia Miale, che cura anche la regia, e Alberico Lombardi, accompagnati al piano e alla chitarra dal maestro Sergio Mautone, “Io sono l’altro” è un prezioso focus sul riconoscimento dell’altro, sul rispetto, sull’arricchimento che da sempre porta la diversità, l’altrui comprensione.
Intenso viaggio musicale-teatrale, brillantemente condotto da Miale e Lombardi, intreccia testi di cantautori italiani che raccontano, tra versi e melodie, l’alterità, le ingiustizie, l’umanità che muore nelle chiusure e nell’intolleranza, che si risveglia quando ci si dà una mano. L’umanità che soffre e si spegne, nella tratta dei migranti, nella violenza subita dagli emarginati, da quelli che guardano il mare dalla riva opposta alla nostra, dai diversamente abili ai quali si nega anche la sessualità, specie se donne, dalle lesbiche, tanto temute dal mondo, da donne costrette a prostituirsi che cercano di non perdere la loro dignità. La paura, il fastidio per tutti coloro che si allontanano dal branco, per i diversi, rafforza l’omologazione del pensiero e la riprovazione sociale.

Valérie, lesbica, Mimì, puttana per mantenere la figlia, Samia, l’atleta somala annegata a largo di Lampedusa, nel 2012, mentre cercava di raggiungere le coste italiane. Sono storie teatralizzate, nell’ottima prova di Gioia Miale, così come toccante è l’interpretazione delle canzoni accuratamente scelte da Alberico Lombardi, docente di sostegno che racconta al pubblico la sua esperienza che lo pone quotidianamente in contato con il razzismo verso i diversamente abili presente persino nella classe insegnante. Le parole di brani celebri, spunto di riflessione, sono quelle di Niccolò Fabi, “Io sono l’altro”, Francesco De Gregori, “Mimì sarà”, Don Backy, “Sogno”, Ivano Fossati, “Mio fratello che guardi il mondo” e “Pane e coraggio”, Neffa, “Passione” e ancora Roberto Vecchioni, Lucio Dalla, Samuele Bersani.
Bravo anche il polistrumentista, Sergio Mautone, che accompagna, alla testiera e alla chitarra, l’emozionante viaggio degli artisti in scena. Come sempre, chiude lo spettacolo il dibattito con il pubblico, molto partecipe, con Santanelli che sottolinea la bravura degli attori che hanno trasformato in estetica l’etica facendola diventare spettacolo. Nessuno si salva da solo e l’unica chiave di lettura dell’altro, nostra immagine speculare, deve essere l’empatia, la solidarietà, la capacità di indossare, almeno una volta, abiti non nostri. Splendida, realizzabile utopia.
Oltre alla riflessione sul sociale l’altro obiettivo del Teatro Cerca Casa, come spiega l’organizzatrice, Livia Coletta “che rimarchiamo, anche per questo Natale, è rinfocolare l’amore per il teatro e per la cultura in coloro che se ne sono allontanati”. Impresa ardua ma non impossibile.
Mio fratello che guardi il mondo
E il mondo non somiglia a te
Mio fratello che guardi il cielo
E il cielo non ti guarda
Se c’è una strada sotto il mare
Prima o poi ci troverà
Se non c’è strada dentro il cuore degli altri
Prima o poi si tracceràSono nato e ho lavorato in ogni paese
E ho difeso con fatica la mia dignità
Sono nato e sono morto in ogni paese
E ho camminato in ogni strada del mondo
Che vedi(Mio fratello che guardi il mondo, di Ivano Fossati)