Ironico, visionario Moscato

Angela Matassa

Quanto la nostra mente ci sorprende. Quanto l’inconscio sempre in agguato condiziona i nostri gesti quotidiani. Quanto i sogni ci raccontano delle nostre paure, dei desideri, delle ambizioni? Seguendo con attenzione la messinscena di Libidine violenta di Enzo Moscato, qualche risposta arriva. Lo spettacolo sarà in scena fino al 20 novembre 2022 al Teatro San Ferdinando di Napoli e subito dopo, dal 22 al 27, al Metastasio di Prato.

Reci è un’ambigua figura tra il maschile e il femminile, cantante d’altri tempi, che minacciando di suicidarsi (forse), ricorda e racconta la sua scandalosa vita passata, sottolineata dalla colonna sonora del film “Un uomo e una donna”. Reci è interpretato/a dallo stesso Moscato, in un piano alto rispetto al di sotto, luogo del ricordo, dell’ironia, dell’eccesso, del non-sense, dell’incontro del suo doppio, del suo triplo, di figure alle quali si attacca per superare la solitudine nella quale vive e la follia che teme.

Attori en travestie, negli eccentrici costumi di Dario Biancullo e con gli eccessivi trucchi di Vincenzo Cucchiara, come uscendo dalla sua confusa mente, ne ricordano la vicenda esistenziale. L’intento dell’autore attore-regista Moscato, è proprio questo: far entrare lo spettatore nella testa di Reci, nel suo inconscio, nei tratti di pseudo razionalità che lo/la spingono a porre fine alla sua vita nella vasca da bagno.

Enzo Moscato in scena (foto di Pepe Russo)

Uno straripante fiume di parole in lingua, tipica del drammaturgo, che si compongono, si scompongono, si accavallano in ipotetiche, confuse, improbabili telefonate, in dialoghi immaginari tra madre e figli, attori in scena che entrano ed escono da un frigorifero o che conversano sul bordo di una piscina, con una cornetta sempre attaccata all’orecchio. Si ritroveranno infine, con un manichino-cadavere nella stanza da bagno accanto alla vasca. Chi è? Un uomo, bello, un giorno famoso, un attore? Una figura da coinvolgere o da far scomparire, perché poco partecipe all’azione.

Sulla scena, come dicevamo, creata su doppio livello da Luigi Ferrigno, ai cui lati campeggiano scaffali pieni di pagine scritte, si muovono gli attori: Giuseppe Affinito, Luciano Dell’Aglio, Tonia Filomena, Domenico Ingenito, Emilio Massa, Anita Mosca.

La musica accompagna quasi l’intero spettacolo, tra colonne da film, canzoni Anni Cinquanta, tecno da discoteca, sonate di Listz, due pezzi della tradizione partenopea in vernacolo, recitati dallo stesso Moscato in abito paillettato, seduto sulla sua poltrona, quasi narratore-guida-spettatore delle proprie visioni.

Grandi applausi alla prima in un teatro affollato da abbonati, addetti ai lavori, che seguono il drammaturgo da oltre quarant’anni, ma anche da giovani spettatori, che cominciano oggi a conoscere la sua opera.

 

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