Si scrive “Unplugged” e si pronuncia Anplagghed l’irresistibile spettacolo di Teo Teocoli e Mario Lavezzi in scena al teatro Diana di Napoli. Più di due ore di risate, belle canzoni, gags e gustosi ricordi dell’Italia anni ’60/’70 coinvolgono il pubblico sempre sorpreso dall’inesauribile vena comica e dalla simpatia di Teocoli. Lo show, che ha fatto il tutto esaurito nella scorsa stagione con la Compagnia dei Giovani, torna a grande richiesta con due beniamini del pubblico e con la Doctor Beat, la band che accompagna lo showman nei suoi spettacoli. Apre la serata Mario Lavezzi, autore, giusto per citare qualche successo, de “La luna bussò”, “In alto mare”, “Passionalità”, “Una vita normale”, “Più di te”. E al pubblico a teatro fa ascoltare “Il primo giorno di primavera”, la sua prima canzone, voce, chitarra e band, per ricordare i suoi due anni da “Camaleonte”, prima di venire chiamato a compiere il servizio militare. Canta anche “Vita”, interpretata da Morandi, “C’è bisogno di più amore”, dall’album “A più voci”, per poi essere travolto dall’amico e complice Teocoli che lo manda… a quel paese per aver bruciato un goal (si chiama Lavezzi…). Così entra in scena a gamba tesa Teo il terribile che sottolinea ancora una volta la bravura e il successo del collega autore, musicista, cantante e anche produttore, tra gli altri, di Bertè, Mannoia, Oxa, Vanoni, Amoroso. I due artisti ricordano gli anni beat dell’Italia della loro giovinezza, anni di gavetta, di incoscienza, di sacrifici ma anche di tanto entusiasmo e amore per lo spettacolo. Era l’epoca dei complessi e Lavezzi fonda i Flora, Fauna e Cemento e incide per la famosa etichetta Numero Uno di Mogol e Battisti, stringendo così un’altra fondamentale amicizia. La sua carriera si interseca con quella di Teocoli, anche lui musicista e animatore delle notti milanesi, nella stessa band dei Trappers che incise la versione italiana di “Yesterday” dei Beatles. Teocoli racconta il suo lavoro di pr ante litteram, quando corteggiava ragazze per poi portarle nei locali ad ascoltare la band… Cantante di rock’n’roll nel mitico “Santa Tecla” con il suo complesso, I Demoniaci, Teo entra nel gruppo de I Quelli, poi diventati la PFM, con i quali ottiene un grande successo (“Una bambolina che fa no no no” di Michel Polnareff). L’amicizia importante è quella con Adriano Celentano, ancora oggi una sua imitazione perfetta, e con il Clan. In quegli anni partecipa, invitato da Bideri, al 15º Festival della Canzone Napoletana (’67) con il brano “Carulina nun parte cchiù”, di Nisa, Angelo Fiorentini ed Emma Chelotti. Anni dopo si esibirà in veste di cabarettista al “Derby” di Milano insieme con i colleghi Massimo Boldi, Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto. Lavezzi e Teocoli ricordano la sei giorni di successi dedicati a Battisti al “Vigorelli” di Milano, il breve tempo trascorso con la PFM da lui abbandonata “perché voleva cantare il bassista!”, i megaconcerti con le star internazionali osannate in Italia. Con il pubblico del Diana canta “Una carezza in un pugno” e omaggia l’amico Celentano con “Pregherò”. Regala gags con i suoi personaggi, da Ray Charles con la sua struggente, esilarante “Georgia”, al “Molleggiato” e Maurizio Costanzo, per dispensare “perle” di saggezza con il cronista sportivo Felice Caccamo, personaggio lanciato a “Mai dire gol”. Bravi i musicisti e la cantante che accompagnano il cabaret dei due amici e complici che con gusto, ironia, classe sanno far ridere e hanno più che mai voglia di raccontarsi.