La nobile “Tradinvenzione” di Spoon River

Maresa Galli

Una scena

Un progetto poderoso e accurato quale Raccogliere & Bruciare (Ingresso a Spentaluce), una Spoon River Anthology ambientata a Napoli, metafora di mondo, babelico, “sterminato obitorio cittadino”, non poteva che nascere dopo anni di riflessione. Enzo Moscato presenta il suo lavoro, liberamente ispirato al classico della poesia americana di Edgar Lee Masters, a Galleria Toledo di Napoli (il 9, 10, 11 giugno) in occasione del Napoli Teatro Festival Italia, una coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Compagnia Enzo Moscato\Casa del Contemporaneo. Un lavoro antropologico e linguistico di squisita reinvenzione dell’autore di “Co’stell’azioni”, “Orfani veleni” ed altri capolavori. Non ritroviamo Tom, Mary, George, Hod Putt, ma Mystica, Pandora, Tristico, Savonarolli, Espiador, Gontrana, Vammanesia, in una terra desolata abitata da spettri dove la scenografia è un cimitero con croci lignee, perfette installazioni di Mimmo Paladino. Il racconto di Moscato è una “tradinvenzione”, per dirla con l’autore, regista, attore che ha già “tradito” altri classici, mirabilmente. Reinventati 80 dei 244 frammenti originali, Moscato ne restituisce 20 per 20 attori in scena, alchemicamente raggruppati, ambientati sul cimitero della collina di Neapolis distrutta dall’eruzione del Vesuvio. I protagonisti, non viventi, zombi di Spentaluce, sono immobili, o semimobili, antioleografica rappresentazione dei napoletani fatti di “non natura”, non vulcanici, non vivaci, insomma non vivi.

Una colonna sonora perfettamente immaginata per i racconti-epitaffi è composta da Summertime nella versione di Sidney Bechet e Where have all the flowers gone, canzone antimilitarista di Pete Seeger resa celebre da Joan Baez, da Inaniel di Devendra Branhart a Blowin in the Wind di Bob Dylan cantata da Marlene Dietrich a 1940 di Francesco De Gregori, fino a Il cavaliere e la morte, di Anonimo, nella rielaborazione di Roberto De Simone, cantata da Concetta Barra a Giovinezza eseguita in coro. Le lingue sono l’italiano, il napoletano, il greco antico, l’inglese, il francese, il portoghese, nella multiforme Neapolis che tanto tanto tanto tempo fa fu capitale culturale, capace di resistenza, di riscatto, incredibilmente viva. Se gli individui che si raccontano sono meschini, crudeli, una classe morta di kantoriana memoria, non potranno aspirare all’immortalità che è una conquista. Notevoli le luci di Cesare Accetta, le musiche originali di scena di Enza Di Blasio, perfetta songwriter, le ricerche musicali di Teresa Di Monaco, i costumi di Daniela Salernitano, perfetti gli attori “moscatiani”, sensibili interpreti della poetica

Una scena (foto Salvatore Pastore)

dell’autore/regista, nell’occasione interprete di diversi personaggi e soprattutto vate; con lui in scena Imma Villa, Cristina Donadio, Tina Femiano, Gino Curcione, Benedetto Casillo, Massimo Andrei, Giuseppe Affinito, Salvatore Chiantone, Carlo Di Maio, Caterina Di Matteo, Gino Grossi, Carlo Guitto, Amelia Longobardi, Ivana Maione, Vincenza Modica, Rita Montes, Anita Mosca, Francesco Moscato, i gemelli di dieci anni Oscar e Isabel Guitto, Isabella Mosca Lamounier, Lucia Celi, Rosa Davide. Gran finale con gli attori che intonano Vivere, ricordo di vita che fu.

 

 

 

Categorie

Ultimi articoli

Social links

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web