L’INTERESSANTE ESPERIMENTO DI NED BENSON METTE A CONFRONTO DUE PUNTI DI VISTA: IL MASCHILE E IL FEMMINILE
Nel settembre del 2013 Ned Benson presentò al festival cinematografico di Toronto il suo primo lavoro da regista: il dittico di film che compone “La scomparsa di Eleanor Rigby”, uno visto dalla prospettiva del protagonista maschile della storia (sottotitolato “Lui”), l’altro dal punto di vista della protagonista femminile (“Lei”). Poi, su spinta del produttore Harvey Weinstein, Benson montò una terza versione della sua opera, “Loro”, in cui le due visioni furono unite in un solo film più lungo, che sarebbe dovuto essere nelle intenzioni più appetibile commercialmente. Fu una decisione a dir poco infelice, che privò la pellicola della sua peculiarità e rese incomprensibili alcune scelte registiche.
Le due pellicole raccontano la stessa storia. Eleanor Rigby (Jessica Chastain) e Connor Ludlow (James McAvoy) sono una coppia sposata, profondamente in crisi dopo la morte prematura del loro bambino. Reagiscono diversamente al dolore e col passare del tempo si allontanano sempre più. La trama ha avvio in entrambi i film col tentativo di suicidio di Eleanor, dopo il quale decide di lasciare Connor e provare a far ripartire la sua vita andando a vivere a casa dei suoi genitori e riprendendo a studiare.
“La scomparsa di Eleanor Rigby” è un’esperienza unica nel panorama cinematografico attuale. Tutto ruota chiaramente intorno all’idea di prospettiva: Ned benson, il regista, riconosce e sottolinea le trasformazioni che il mondo e la vita subiscono quando si vedono attraverso gli occhi di due persone diverse. L’apporto del direttore della fotografia Christopher Blauvelt in questo è fondamentale, poiché riesce attraverso l’uso dei colori e delle scelte cromatiche, a dipingere due pellicole visivamente diverse e lontane. I due film sono molto differenti anche nel tipo di narrazione: le scene in comune sono poche. In “Lei” assistiamo al lento percorso che Eleanor intraprende per arrivare a fare i conti con il suo dolore; in “Lui” invece il focus è sul senso di abbandono che Connor prova, sul suo essere scisso internamente tra la voglia di continuare a vivere e l’impossibilità di lasciarsi alle spalle ciò che è successo.
I due protagonisti, magistralmente interpretati da Chastain e McAvoy, incontrano e si aprono con personaggi diversi, ma in alcune sequenze chiave, che sono in entrambe le pellicole, si incontrano. E questi sono i punti più alti di tutta l’opera, in cui è chiara la profondità della visione dell’autore. Una stessa scena è riproposta in maniera leggermente modificata nei due film, perché Eleanor in “Lui” non è Eleanor, ma la visione che Connor ha di lei, e lo stesso vale per Connor in “Lei”. Una frase detta con più calore, un’espressione più gentile: lo slittamento in queste scene è sempre microscopico ma c’è ed è ciò che rende queste due pellicole tanto interessanti e belle. Sono entrambe visibili autonomamente, ma è solo insieme che acquisiscono senso e profondità.
In “Loro” tutto questo lavoro si perde, ed è un film “normale” in cui è peraltro difficile comprendere su quale personaggio ci si stia soffermando maggiormente. Soltanto in “Lui” e “Lei” è visibile la riflessione sulla prospettiva che il regista compie, e che sì stimola a livello razionale lo spettatore, ma riesce a toccare anche corde più profonde e nascoste.
Angelo Matteo