Al Teatro Diana di Napoli, per il Napoli Teatro Festival Italia, in scena “La voix humaine”, tragedia lirica in un atto di Francis Poulenc, dal testo di Jean Cocteau; interpreti il soprano Leona Peleskova e la pianista Monica Leone. Firma la regia Riccardo Canessa. Francis Poulenc musicò “La voix humaine” di Cocteau nel ’58. La pièce andò in scena per la prima volta nel ‘59 nell’interpretazione del soprano Denise Duval con l’orchestra diretta da Georges Prêtre al Théâtre National de l’Opéra-Comique di Parigi. La rilettura di Canessa sottolinea il dramma dell’abbandono grazie al monologo puro. Indimenticabile la straordinaria interpretazione che ne diede Anna Magnani nel ‘48 in un episodio del film “Amore” di Roberto Rossellini. Cocteau rimase colpito dal lavoro di Poulenc tanto da dirgli: “mio caro Francis, hai fissato una volta per tutte il modo di rendere i miei testi”. Opera per grandi cantanti/attrici, in Italia è stata interpretata da Magda Olivero, Virginia Zeani e Renata Scotto: al Regio la protagonista è stata Anna Caterina Antonacci. Nella pièce il dialogo solitario di Elle, al telefono, è continuamente interrotto e ripreso perché né lei né l’amante riescono a pronunciare la parola fine. Si sente solo la voce della donna, e la presenza dell’uomo è immaginata, evocata : “un’opera psicologica che mi ha aperto un sacco di finestre”, come disse Emma Dante che ha curato una regia della pièce.
Brevi frasi e tanti “ti amo” conducono ad un crescendo drammatico. Elegante, intensa l’interpretazione di Leona Peleskova, anche brava attrice in un ruolo non facile, tutto basato su sensibilità interpretativa e chiaroscuri, sulla capacità di immedesimarsi nello stato d’animo di una donna distrutta per aver perso l’uomo che ama, fino a tentare il suicidio. La versione cameristica per pianoforte e voce sottolinea l’elemento drammaturgico originario. La musica, brillantemente raccontata da Monica Leone, è un flusso continuo per un crescendo emozionale sostenuto dal ritmo del canto. Il declamato, il trillo del telefono, i canti parlati, gli abbandoni lirici, le mezze tinte, le pause: tutto esalta la voce. Scrisse Poulenc per l’interpretazione musicale: “Spetta all’interprete stabilire le lunghezze effettive delle pause, assai importanti in questa partitura. Il direttore d’orchestra dovrà prendere le sue decisioni in merito, anticipatamente, assieme alla cantante. Tutti i passaggi senza accompagnamento sono in un tempo assai libero, in funzione della messa in scena. Bisogna passare repentinamente dall’angoscia alla calma e viceversa. L’intera composizione deve sprofondare nella più grande sensualità orchestrale”. Qui pianoforte e voce esaltano realmente la Parola. Lo spettacolo si avvale dei costumi di Concetta Nappi e delle luci di Rosario Martucci.