Antonio Latella si misura con Torquato Tasso e il Cinquecento, proseguendo il suo lavoro sui classici. Sceglie l’ Aminta e parte dall’assunto che l’amore non esiste. “Il nostro tentativo – dice il regista – è quello di lavorare sull’assenza dell’amore e sulla ricerca di esso, prendendo a prestito la grandezza dei versi dell’Aminta”. Partendo proprio dalla lingua, dalla scrittura e dal successo che riscosse Tasso anche in altre arti, Latella per l’allestimento usa suoni e musiche (di Franco Visioli) e movimenti (curati da Francesco Manetti).
Lo spettacolo è in scena al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli da giovedì 16 a domenica 18 novembre 2018, nella drammaturga di Linda Dalisi. Con Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna, Giuliana Bianca Vigogna.
“Ho pensato ad una regia che si affidasse all’estetica stilistica della lingua, – spiega Latella – capace di una vertiginosa verticalità, piena di senso e non di analisi; un nuovo territorio di ricerca. Vorrei provare ad essere fuori dal gioco, non stabilire regole, ma seguire regole che non vengono decise da me, ma da chi ha scritto. Il poema di Torquato Tasso è un dramma pastorale che racconta le vicende del pastore Aminta e del suo amore per la ninfa Silvia. Il nome greco Amyntas deriva dal verbo greco amynein, “difendere, proteggere”, traducibile con “colui che protegge”; in latino, Amyntor, Proteggere cosa? Proteggersi da chi? Difendersi? Difendere una forza creativa al punto da negarla, negare l’amore perché possa riprodursi in fonte di ispirazione assoluta, lontana dalla storiella dell’innamorato non corrisposto”.
La messinscena è prodotta da Stabilemobile, in collaborazione con AMAT e Comuni di Macerata e Esanatoglia nell’ambito di “MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma”.