Venerdì 1 febbraio, la storica compagnia Chille de la balanza torna in scena a Napoli sul palco del Nuovo Teatro Sanità con lo spettacolo L’amore è il cuore di tutte le cose, ispirato alla figura e all’opera di Vladimir Majakovskij, per la scrittura scenica e regia di Claudio Ascoli, un autore caro alla compagnia. Risale agli Anni ’70, infatti, il primo incontro con il poeta-scrittore, sulla spinta delle lezioni teoriche di Angelo Maria Ripellino e l’amicizia di Giorgio Kraiski, quando ancora il gruppo faceva teatro di ricerca a Napoli.
Eleonora Angioletti, Francesco Gori e Matteo Pecorini interpretano rispettivamente Lili Brik, il marito di lei Osip e Vladimir Majakovskij, con il quale la donna ebbe una relazione, iniziata ai tempi della Rivoluzione d’ottobre. Lo spettacolo, che si avvale dei costumi e delle scene a cura di Sissi Abbondanza e delle musiche originali di Alessio Rinaldi, partendo dai diari, dalle interviste e dalle poesie, mette al centro il momento della separazione tra Volodja e Lili. Un amore tormentato, che non si assopì neppure con il suicidio di lui nel 1930. Repliche sabato 2 (ore 21) e domenica 3 febbraio (ore 18). Scene e costumi di Sissi Abbondanza, musiche originali di Alessio Rinaldi. Produzione di Chille de la balanza.
“L’amore è il cuore di tutte le cose” indaga il rapporto che legò per quindici anni Majakovskij a Lili Brik, icona dell’Avanguardia russa del ‘900, e a suo marito Osip. Il poeta conobbe Lili il 7 maggio 1915 e non tardò a innamorarsene. La donna, pur ricambiando l’amore di Majakovskij, non ingannò mai il marito, anzi lo coinvolse nel fervore intellettuale, oltre che sentimentale, della sua passione. Un amore, quindi, riconosciuto e accettato da Osip, imprenditore e intellettuale, tra i più brillanti animatori della vita letteraria russa nell’epoca d’oro dell’avanguardia futurista e formalista, che fece da nave-scuola a Majakovskij. Incoraggiò le sue pubblicazioni, incentivò la sua poesia, consigliandogli le letture giuste da fare e portando all’interno della casa, dove vissero tutti e tre, intellettuali e artisti con i quali confrontarsi quotidianamente sul rapporto tra Arte e Rivoluzione. La loro relazione non era un banale triangolo amoroso o un borghese ménage a trois, ma un legame di inedita intensità e purezza. Nella messinscena, dal racconto di Lili, emergono i ricordi di quel tempo e tutta l’umanità e le contraddizioni di tre persone desiderose di superare la quotidianità nella condivisione della creazione.