E’ l’occasione per tornare a Napoli: la presentazione dell’autobiografia. Laura Efrikian, attrice, pittrice, arredatrice, prima moglie di Gianni Morandi, sarà alla Feltrinelli il 28 giugno con “Come l’olmo e l’edera”, pubblicato da MGC edizioni.
Laura, ha recuperato il manoscritto dopo vent’anni, l’ha modificato?
“No. Mi andava bene così com’era, non ho sentito il bisogno di aggiungere altro”.
Che cosa racconta nel libro?
“Inizialmente volevo narrare solo la storia dei miei nonni, ma poi, riflettendoci su, ho pensato ai figli, ai nipoti e ho deciso di allargare lo sguardo su tutti, fino a me. Comincio con la loro storia, che è stata molto particolare, ricca d’amore. Mia nonna, Laura come me, s’innamorò di un giovane prete ameno scampato a un massacro che viveva nell’isola armena nella Laguna Veneta. Qui si sono incontrati, innamorati e presto sposati. All’epoca ce ne voleva di coraggio per fare una cosa simile. Come tutte le donne di casa mia prese in mano le redini della sua vita”.
Che posto ha Morandi?
“Un posto importante. Non l’ho liquidato in poche pagine. E’ stato l’amore della mia vita. Nel libro ricordo i quindici anni della nostra storia, i nostri figli: Marco e Marianna, i periodi belli e quelli più difficili. In fondo, ho rinunciato a recitare per sposarmi e dedicarmi alla famiglia”.
C’è rammarico nella sua scrittura?
“No. Rammarico no. Ma ironia, malinconia e tenerezza. Provo amore per le persone di cui parlo, credo che devo a loro se ho delle qualità, se sono una donna ‘perpendicolare’. La persona che tratto peggio sono io”.
Perché?
“E’ stato un errore fatale non aver capito la vera natura di Gianni. Non mi rendevo conto che la musica e le canzoni erano per lui la cosa più importante. Credevo che una volta cresciuto avrebbe cambiato mestiere, che so poteva fare il talent scout. Speravo che avrebbe dedicato più tempo a noi e meno alla carriera. Ma non è stato così e, dopo aver aspettato tanti anni, ho deciso di riprendermi la mia vita e di andare avanti.”.
Ce l’ha ancora con lui?
“Allora non mi piaceva quel suo promettere invano, quell’illudermi che prima o poi avremmo viaggiato e saremmo stati di più insieme, ma oggi posso dire che non ha sprecato la sua vita, non si è mai svenduto, è sempre stato onesto, ha un rapporto straordinario con il pubblico, si è innamorato e si è risposato. I ragazzi poi lo adorano e li vedo sereni e tranquilli”.
Quindi da dove ha ricominciato?
“Non era proprio facile: mi sentivo un personaggio di carta. Tutti i giornali parlavano di noi, ma io restavo la moglie di Morandi. Allora ho capito che dovevo fare altro. Mi sono occupata di arredamento per dieci anni con soddisfazione, cogliendo la seconda opportunità che mi è stata offerta e mi è andata bene. Poi nel 2000 ho ripreso a recitare in Rai, ma ero delusa perché era tutto cambiato, il modo di lavorare, i tempi, era diventato tutto più veloce e pratico: così non mi piaceva”.
Lei si occupa anche di solidarietà.
“Ho una casa in Africa, vicino a Malindi. Quando si è là non si può guardare senza sentirsi diversi, senza provare disagio per chi non ha nulla. Faccio quando mi accorgo che c’è necessità. Ho costruito la casa per alcune persone, un pozzo per mille, ma da sola non ce la posso fare: ho trovato degli amici disposti a contribuire economicamente ai progetti. Adesso vorrei costruire un orfanatrofio e un presidio medico per le donne che debbono partorire”.
Che cosa pensa di Napoli?
“Sono legata a questa città. Ho molta fiducia nei napoletani, un popolo straordinario, che ha dimostrato e fatto mille miracoli. Il mio appello è quello di sostenere questo nuovo sindaco, di aiutarsi a vicenda, di avere pazienza e di non mollare, perché così riusciranno a vincere quest’ulteriore emergenza”.