Lou Reed, genio ribelle e trasgressivo

Maresa Galli

Lou Reed
Lou Reed

Lou Reed è morto a 71 anni, dopo aver subito lo scorso maggio un trapianto di fegato. “Siamo tutti dei sopravvissuti, io, Lou Reed, i Rolling Stones”, ama dire David Bowie, icona del glam rock e artista anche lui geniale, ideatore di Reed Transformer, che ha attraversato gli anni con classe e capacità di evolversi seguendo l’ispirazione. Lou Reed, nato a Brooklyn nel ’42, è stato il mitico leader dei Velvet Underground, la storica band che tra il ‘64 e il ’73, grazie ad un altro genio chiamato Andy Warhol,  cambiò per sempre il rock e l’arte visiva diventata  tutt’uno con la musica. Musicista, scrittore, poeta, fotografo, “transformer”, stupiva come altri artisti  della sua generazione con l’ostentazione della bisessualità, dell’ambiguità, con gli eccessi, fino a subire l’elettroshock come terapia (raccontato nei  versi di “Kill your sons”). Nel ’60, tornato a casa, milita nella band dei Jades e si iscrive all’Università seguendo corsi di giornalismo, regia e scrittura creativa. Tra i suoi guru, Delmore Schwartz che lo indirizza alla scrittura musicale e naturalmente il padre della pop art che ne produce il primo disco con i Velvet. La sua musa è New York, dove lavora, diviene compositore per la Pickwick Record, dove incontra John Cale complice dell’esperienza Velvet Underground. New York musa e ispiratrice di versi acidi, New York grande cantiere d’arte per una mente fervida, inesauribile. “Heroin”, “Berlin” passando per “Walk on the wild side” fino a “Coney Island baby”, “Lulu”, in collaborazione con i Metallica e tutti i suoi innovativi progetti artistici sono pietre miliari nella storia del rock poetico e maledetto che fanno sì che l’artista abbia di diritto il suo posto nella Rock’n’Roll Hall of Fame. Se l’arte sposa l’arte la vita al fianco di Laurie Anderson ne amplifica la percezione, ne sana le ferite di ex eroinomane e trasgressivo genio ribelle. Pochi i riconoscimenti al suo genio per una carriera che non è scesa mai a compromessi, per inventare una musica spesso acustica, lineare, costruita sul suono delle sue chitarre, sui versi ispirati, poeta della New York di pietra ispiratrice della sua vena creativa capace di fondere tutte le arti senza mai scadere nel  commerciale.

 

 

 

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