Meola porta in scena il teatro a episodi di Soler

Angela Matassa

Drammaturgo, regista teatrale e cinematografico, Giovanni Meola è attento alla realtà che ci circonda, sempre alla ricerca della verità scenica. Dopo qualche anno (era il 2018), ripropone la Trilogia dell’indignazione (da Contro il Progresso | Contro l’Amore | Contro la Democrazia) del catalano Esteve Soler. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli dal 25 al 30 aprile 2023.

Meola, che operazione ha compiuto sull’originale?

“Un semplice rimaneggiamento. Innanzitutto ho scelto solo sette dei ventuno episodi dai tre testi di cui è composta l’opera, che mi ha colpito appena letta. Ho trovato una consonanza d’intenti con l’autore, che anche lui mi ha confermato. Mi affascina quel suo stile grottesco, disturbante, l’amore per il paradosso, l’intuizione per situazioni futuribili. Un mondo che non era il nostro ma appariva plausibile, con un sentimento d’incombenza, che adesso provo”.

Oggi si definirebbe un autore distopico.

Una scena

“Proprio così. E mi accorgo che ci siamo proprio dentro questo mondo, che pochi anni fa sembrava altamente improbabile”.

I temi dei “contro” di Soler sono la chiave dello spettacolo?

“Sì. Questa è una pièce a episodi, legati comunque tra di loro, perché l’uno rimanda agli altri”.

Come ha impostato la regia?

“Flaviana Barbarisi per la scenografia ha immaginato una struttura a moduli di ferro. Sono grate che si spostano a creare vari cambiamenti. Ho giocato su un’apparente freddezza, sul formalismo che, invece, racconta altro”.

Si tratta di un dramma?

“No. E’ una sorta di black comedy in cui si ride molto, in cui si coglie però l’amarezza e il ridicolo. Ho spinto la regia verso un formalismo estremo, una frontalità esasperata in grado di farsi all’improvviso ‘calda’ e stringente solo in alcuni, determinanti, momenti di relazione diretta. Cosa che ha permesso un gioco attoriale solo apparentemente distaccato, invece estremamente toccante e raggelante allo stesso tempo. Soler crea micro-mondi nei quali si passa, repentinamente, ma mai superficialmente, dalla risata alla tragedia, dal paradosso al melodramma”.

L’idea di un teatro a episodi è un suo vecchio pallino. Vero?

“Sì, è così. Ho tentato più volte senza riuscire. Cito solo “Schizzi e lapilli” poi nient’altro. Ma una volta incontrato Soler ho capito che era giunto il momento”.

Cinque attori che lei ama citare: Roberta Astuti, Sara Missaglia, Vincenzo Coppola, Chiara Vitiello, che hanno già

Una scena

lavorato con lei. Quali ruoli rivestono?

“Nel primo episodio, i protagonisti sono due rampanti imprenditori. Nel secondo, una coppia d’innamorati. Nel terzo, un uomo e una donna che si stanno lasciando perché è scaduto il termine del contratto di unione. Nel quarto, un certo X, che in modi poco leciti fa scomparire Y. Nel quinto, una donna che porta in pancia il suo ex. Nel sesto, una coppia che prende la pillola dell’amore. Nel settimo (che ho unito all’ottavo, facendone uno), una madre deve comunicare alla figlia che è lavoratrice in esubero. E c’è in più un altro personaggio particolare, una mia trovata registica: il didascalista. Anche qui c’è del paradossale, ma non lo riveliamo”.

Uno spettacolo a episodi, ma una sola drammaturgia. Qual è il fil rouge?

“Regia-linguaggio-scenografia. Credo vada letto così”.

 

trailer (2’45”) | https://www.youtube.com/watch?v=7f0lE_LQmO8

Categorie

Ultimi articoli

Social links

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web