Meola/Soler e il tragicomico futuro dell’umanità

Angela Matassa

Ha voluto assistere personalmente Esteve Soler al debutto dello spettacolo Trilogia dell’indignazione, nell’adattamento e regia di Giovanni Meola, tratto da un suo omonimo testo. Rappresentato nel mondo con più di cento repliche all’attivo è in scena al Piccolo Bellini di Napoli fino al 29 aprile 2023.

Il drammaturgo catalano parla della vita, degli avvenimenti quotidiani, dei sentimenti più profondi, delle abitudini più comuni, con un gioco di parole tra il surreale, il paradossale, il comico, in maniera spiazzante. Nel suo testo descrive 21 episodi di vita quotidiana in tre volumi. Il regista partenopeo, ne ha scelto sette, sempre desideroso di realizzare un teatro “ad episodi”, ha trovato in Soler l’opera giusta e il momento per farlo. Una drammaturgia profetica.

In una scenografia fatta di gabbie e barriere mobili, agiscono i personaggi. Uomini e donne, chiusi proprio come prigionieri, tra pregiudizi, preconcetti, imposizioni sociali, divieti e false illusioni, sono quel gregge informe e inconsapevole, che vogliono i governi.

Il testo parte dall’ illusoria rivoluzionaria parola Contra. In essa si sviluppano gli episodi: contro l’Amore, il Progresso e la Democrazia. Nella surrealtà, in cui viene lanciato lo spettatore, si sorride, a tratti si ride, ma si esce davvero indignati, comunque raggiunti dalla piètas che l’autore prova per i malcapitati umani.

Una scena

La bravura degli interpreti (Roberta Astuti, Vincenzo Coppola, Sara Missaglia e Chiara Vitiello) fa il resto.

Ed eccoli i protagonisti di questo orwelliano futuro: una coppia di imprenditrici che discutono di profitti; un uomo e una donna alla scadenza del contratto matrimoniale; una coppia che copula con la pillola dell’amore per poter provare un sentimento; una donna, in apparenza incinta, ma che porta dentro di sé il suo ex; una diciottenne figlia indesiderata che uccide i genitori.,

Alla drammaturgia originale, che Meola ha rispettato pur nella scelta parziale e nell’adattamento, ha aggiunto un personaggio, funzionale allo svolgimento della storia: “un’invenzione registica”: il didascalista. Gli attori a turno vestono i panni di questa figura che spiega i fatti come un narratore.

“Trilogia dell’indignazione” è uno spettacolo che fa divertire durante la visione, ma che, in realtà, lascia davvero scossi.

E’ bello vedere un teatro pieno, esaurito in tutti i posti, soprattutto da un pubblico giovane.

 

 

 

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