“Miseria e nobiltà” al Teatro Augusteo

Maresa Galli

Al Teatro Augusteo di Napoli, dal 22 novembre al 1° dicembre 2024 è in scena “Miseria e Nobiltà” di Eduardo Scarpetta. L’adattamento è a cura di Lello Arena e di Luciano Melchionna, che firma anche la regia e l’ideazione scenica.

PROGETTO SCARPETTA

La celebre commedia di Eduardo Scarpetta è presentata nell’ambito del Progetto Scarpetta 2022-2025, a cura di Ente Teatro Cronaca, SGAT Napoli (Gruppo Augusteo).

Già andate in scena, con l’adattamento e la regia di Claudio Di Palma, “Il medico dei pazzi”, a febbraio 2023, e “’Na Santarella”, a febbraio 2024, con successo di critica e di pubblico.

IL CAST

Melchionna affida a bravi attori la commedia: Massimo De Matteo, protagonista nel ruolo di Felice Sciosciammocca. Con lui in scena Raffaele Ausiello, Chiara Baffi, Marika De Chiara, Andrea De Goyzueta, Renato De Simone, Valentina Elia, Alessandro Freschi, Luciano Giugliano, Irene Grasso, Daniela Ioia, Raffaele Milite, Fabio Rossi.

Una momento dello spettacolo

LA RECENSIONE

Chi ricorda “Dignità autonome di prostituzione”, importante e innovativo lavoro teatrale di Melchionna, sa già che il regista ama sperimentare con i suoi spettacoli.

Colpiscono subito le particolari scene di Roberto Crea, con un ambiente che mostra una povertà surreale, con un basso/discarica pieno di rifiuti e con ringhiere/sbarre attraverso le quali i protagonisti strisciano come ratti, ombre fameliche in un mondo di ricchi sempre più ricchi e di poveri invisibili.

Sciosciammocca, scrivano e sciupafemmine, insieme alla compagna, la sarta Luisella ed al figlio Peppeniello, avuto dalla moglie Bettina, che non vede da sei anni, condivide la misera stanza con Pasquale e la sua famiglia, composta dalla moglie Concetta e dalla figlia Pupella, corteggiata dal ricco Luigino Semmolone.

La litigiosa, terribile Luisella, giunge a cacciare di casa il povero Peppeniello. La fame spingerà Felice, Pasquale e le loro famiglie a vestire i panni di nobili parenti di Luisella, per convincere il padre di Semmolone a fargli sposare la ragazza.

Se “l’unica vera miseria è la falsa nobiltà”, è ancor più satirica la lettura che il regista dà dell’opera. La famosa scena degli spaghetti, serviti agli attoniti e affamati protagonisti che li mangeranno con le mani, viene qui accentuata con il lancio della pasta loro addosso – la miseria abbrutisce e trasforma gli uomini. Tra equivoci, scambi di persone, finti/veri nobili, l’umanità cerca il miracolo di una vita dignitosa.

L’ambientazione è molto curata ed esalta le diverse condizioni delle famiglie, la trasformazione, l’abbandono simbolico del basso per emergere e salire alla luce del sole.

Belle le scene del secondo atto, con la sontuosa abitazione dei nobili, con gli sfarzosi costumi che esaltano il falso splendore dei ricchi.

È tutta una farsa sul palcoscenico della vita, la grande metafora scarpettiana. Molto curati i bei costumi di Milla, le musiche di Stag, malinconiche, cupe, brillanti. Una regia coraggiosa, come sempre quando si rilegge un classico, con attori molto bravi e perfettamente in parte.

(Foto di Gilda Valenza)

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