
(foto di Mario Spada)
Sarà il Teatro Politeama ad accogliere il debutto a Napoli dell’atteso spettacolo Morte di Danton, diretto da Mario Martone, in scena dal 26 aprile al 7 maggio. Solo in apparenza un dramma storico, perché, come spiega lo stesso regista, l’opera propone una condizione umana universale. “Per Büchner, come per Leopardi – chiarisce l’autore del film dedicato al poeta “Il giovane favoloso” – la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove, in “Morte di Danton”, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza della quale ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi alla verifica della propria impossibilità, d’invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana”.
In tre ore di messinscena sarà portata all’attenzione la vicenda storica della contrapposizione tra Danton e Robespierre, il pensiero che li divise, eppure alla ribalta vengono tante storie individuali, all’interno del grande quadro disegnato nel 1835 dal giovane “rivoluzionario” Buchner.
“Alcuni temi del testo ci coinvolgono, – commenta Martone – compresa la disillusione generata da eccessi di realismo, col pericolo di una disumanizzazione dei personaggi, riducendo tutto a uno scontro fra il moralismo di Robespierre e la dimensione più fragile di Danton. C’è qualcosa di agghiacciante nelle condanne a morte con la mannaia di oggi, c’è chi ci vede l’ombra di un integralismo, ma io non ho attualizzato nulla. A volte, ricondurre al nostro tempo, significa ridurre, perfino appiattire. Questo testo è di ampia portata, perciò bisogna sentirlo risuonare, nelle parole spesso terribili pronunciate dai personaggi, come per esempio il monologo di Saint-Just. È impossibile non soffrire il colpo che suscitano ancora”.

In scena per quest’opera corale una compagnia di ventinove attori tra cui i protagonisti Giuseppe Battiston (nel ruolo di Danton), Paolo Pierobon (nel ruolo di Robespierre), Iaia Forte, Paolo Graziosi.
“Büchner nutre Morte di Danton di temi tutti rilevanti per il nostro tempo: – commenta il regista, autore anche delle scene – la natura della rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso”.
I costumi sono di Ursula Patzak; le luci di Pasquale Mari; il suono di Hubert Westkemper. Lo spettacolo è stato insignito di: Premio Ubu 2016 a Paolo Pierobon come migliore attore. Premio Le Maschere del teatro Italiano 2016 a Paolo Pierobon come migliore attore protagonista, a Ursula Patzak per i migliori costumi, a Pasquale Mari per le migliori luci.