E’ uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”, dice Moni Ovadia, di ritorno a Napoli. Questa volta sarà al Teatro San Ferdinando per un omaggio alla cultura yddish in tutte le sue forme. L’attore ripropone, dopo il debutto nel 1993, la sua opera completa in tre serate, il 10, l’11 e il 12 novembre 2023 (rispettivamente alle ore alle 21.00, alle 19.00 e alle 18.00).
In questo momento così difficile per il mondo arabo. Tra le mille polemiche ideologiche, le mezze verità della comunicazione ufficiale e le crudeli stragi di due popoli, più che mai è interessante ascoltare l’artista che da trent’’anni porta la voce di quei popoli.
Moni Ovadia sarà protagonista dello spettacolo cult Oylem Goylem (Mondo scemo in lingua Yiddish) da lui scritto, diretto e interpretato, accompagnato in scena dai musicisti Michele Gazich (al violino), Giovanna Famulari (al violoncello), Massimo Marcer (alla tromba), Gian Pietro Marazza (alla fisarmonica), Marian Serban (al cymbalon).

La lingua, la musica e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di Oylem Goylem, in forma di cabaret classico.
Ovadia alterna, infatti, brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni gustosamente vivaci.
Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Com’è nel suo stile, Moni Ovadia affronta gli scottanti temi con quell’ ironia e autoironia, che lo hanno reso famoso e caro al pubblico. Una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. E’ il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”.
La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete.