Presentato presso la libreria Mooks – Mondadori di Napoli il libro “Nel segreto dell’urna… il voto politico a Napoli (1946-2018)” (pagg. 90, Edizioni Scientifiche Italiane) di Guido D’Agostino e Vincenzo Mauriello. Sono intervenuti Nino Daniele, assessore alla Cultura del Comune di Napoli e il professore Luigi Mascilli Migliorini. Con il presente saggio, si inaugura, all’interno dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, l’attività dell’Osservatorio elettorale regionale e la corrispondente collana dei Quaderni.
Il volume racconta i fattori caratterizzanti del comportamento elettorale del popolo napoletano dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Nella prima parte gli Autori analizzano “(il voto) tra rappresentanza e rappresentazione”, delle elezioni che vanno dal 1946 al 1992. Nella seconda parte offrono dati e commento del “ventennio” a cavallo di due secoli, 1994-2013. Nella terza parte “Il voto del 4 marzo 2018”, “appena ieri…”. In esame i fattori che hanno influenzato il voto dei napoletani negli anni fino all’attuale sconvolgimento del panorama politico italiano con le consultazioni del 4 marzo 2018 che determinano il grande successo del Movimento 5 Stelle. A Napoli, dove spesso i cambiamenti in atto nel paese vengono amplificati, il successo nazionale del Movimento 5 Stelle diventa un trionfo. Il voto, scrivono gli Autori, è influenzato dai tanti aspetti dell’identità personale, collettiva e sociale, è “una spia cruciale delle relazioni tra società civile e società politica”.
Quattro gli elementi fondamentali che caratterizzano il comportamento elettorale napoletano (e, per certi versi, campano): insularità del voto cittadino; enfatizzazione selettiva rispetto alle tendenze manifestate in ambito regionale e nazionale; orientazione tripolare (destra-sinistra-centro, cui si aggiunge il polo del non-voto); la spiccata suscettibilità ad essere influenzato dalla relazione periferia-centro (della politica nazionale). I dati rilevano un’anomalia rispetto al resto del Paese votante, un “effetto-Napoli” in campo politico-elettorale. Ad una città “omologa”, filogovernativa, che riproduce e garantisce gli equilibri e gli schemi del governo nazionale, si contrappone la città “antagonista-progettuale”, in opposizione politica agli indirizzi del centro, la città “contro” che si esprime in atteggiamenti corrivi, a volte di populismo anarchico, altre di sanfedismo o totale alterità, chiamandosi fuori, attraverso “il voto di chi non vota”.
Dall’analisi territoriale emerge il duplice volto della città: quello dei quartieri centrali, centro storico e zona residenziale ed un altro espresso dalla periferia, con le sue aree industriali, agricole o ex agricole. Differenze che, negli anni, si sono attenuate o mutate. Se i sociologi hanno parlato di “modernizzazione senza sviluppo”, si può affermare che negli oltre quattro decenni della seconda metà del secolo a Napoli lo sviluppo sia stato indotto dall’esterno o dall’alto, e non da una spinta endogena. Percy Allum, nell’ormai classico “Potere e società a Napoli nel dopoguerra”, nella sua analisi sociologica presenta un’ampia documentazione su ciò che definisce “un profondo senso di estraniazione dal governo locale”, raccontando la visione politica del sottoproletariato napoletano, la sua adesione alla “Gemeinschaft”, la comunità caratterizzata da vincoli e rapporti personali anziché alla “Gesellschaft”, la società nella quale prevalgono i rapporti orizzontali. Napoli, città capitale per sette secoli, complessa e stratificata, è impossibile da raccontare con un unico modello esplicativo. Il volume offre, partendo dal fatidico 2 giugno 1946, quando gli italiani vennero chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica, fino al trionfo attuale del Movimento 5 Stelle, una disamina puntuale ed esaustiva del fenomeno. Gli Autori chiedono “a tutti i Napoletani, società civile, società politica, ceto intellettuale, gente comune, di fare comunque, e con più convinzione, ciascuno la propria parte, abbattendo steccati, barriere, il muro che sembra non superabile dell’individualismo più esasperato, anzi, alla resa dei conti, decisamente, e più propriamente, disperato”.
Un lavoro prezioso per conoscere sociologicamente il senso del voto, e forse, per farne tesoro nel prossimo nebuloso futuro, comunque e sempre esercitando un imperdibile diritto democratico.