NFF: cinema di “confine”

Redazione

Il regista Andrea Carotenuto
Il regista Andrea Carotenuto

Ricca e piena di incontri interessanti, tra proiezioni di nuovi e vecchi classici, si è conclus l’appena maggiorenne edizione del Napoli Film Festival. La manifestazione si è tenuta dal 26 settembre al 2 ottobre, in alcune location cittadine, dal fulcro delle proiezioni, il cinema Metropolitan, al PAN palazzo delle Arti, all’Istituto Francese Grenoble e all’istituto Cervantes, non sempre accessibili.

Il tema della rassegna 2016 è stato “il confine”, tra fuga dalla guerra ed emigrazione; un tema non sempre seguito dagli autori, piuttosto film comici campani, quasi soap, a dispetto di ciò che ci si aspettava. La camaleontica edizione del Festival si è chiusa lunedì 3 con la proiezione dei vincitori .

Camaleontica in quanto non c’è stata risonanza nei media, pochi gli appassionati di cinema o persone comuni incuriosite dall’evento, in sala i numerosi giudici, gli stessi registi e autori, ma scarso il pubblico.

Fin dal primo giorno, belle le pellicole, tra cui “Montedoro”, di Antonello Faretta, affascinante e misterioso girato nella città deserta più famosa d’Italia Craco, nella provincia di Matera, seguito dall’intervento dello stesso regista. Principale proiezione invece per Mario Balsamo che ha presentato egli stesso il suo simpatico e divertente “Mia Madre fa L’attrice” con protagonista proprio sua madre,l’attrice Silvana Stefanini vincitrice del Nastro d’Argento 2016.

La locandina del festival
La locandina del festival

Tra i corti che facevano parte della “Sezione 1” importanti applausi sono stati strappati da “Figli di Medea” di Mauro Di Rosa che racconta ciò che accade in uno dei tanti “rioni” di Napoli dove lo stesso corto è ambientato. Invece, più fiabesco è “Musicamia” di Andrea Carotenuto. Racconta comunque un disagio sociale campano, ma come sfondo una bellissima Napoli inquadrata e illuminata al punto giusto. Un ottimo lavoro molto ben riuscito. Il secondo giorno non è stato niente male l’incontro mattutino con la famosa costumista Nanà Cerchi che vinse il premio come “migliori costumi” al Saturn Award per il film “Ladyhawke” del 1985. Tra gli altri cortometraggi di giovani autori partenopei tutti molto bravi, poche le idee interessanti tranne che per “Cinestesy” di Federico Ricca una bella trovata: con l’amore di una donna si può riuscire a far vedere il cinema a un cieco.

I Manetti Bross hanno raccontato quanto sia bello girare un film a Napoli, ma hanno soprattutto smentito le voci che riferivano che i camorristi nei quartieri più infelici della città chiedessero il pizzo. I registi Noir all’italiana, cosi si definiscono i due fratelli, non di sangue ma di fatto, oltre al film “Song’e Napule” hanno girato interamente qui, ma con troupe romana, il loro nuovo film, che anticipano, sarà un musical con Claudia Gerini nel cast.

Mercoledì 28, un poco di affluenza in più per l’omaggio a Marcello Mastroianni con la proiezione di “Dramma della Gelosia” di Ettore Scola, un classico italiano.

Nei giorni successivi interessante la presenza di Renato Scarpa che ha raccontato della sua partecipazione in “Habemus Papam”. Inoltre sono da rimarcare le proiezioni di quello che è stato uno dei vincitori della manifestazione “Wide Blue Delivery” di Alessandro Cattaneo che descrive e racconta molto bene la vita sulle navi mercantili, fotografia molto forte e grigia di porti lugubri e tristi. Tra le ultime proiezioni anziché prodotti internazionali, era in programma una discutibile visione di stralci da “Gomorra La Serie” se pur accompagnati da racconti di retroscena interessanti e avvenimenti divertenti avvenuti sul set con gli attori Cristina Donadio, Alessandra Langella, Arturo Sepe, Denise Capezza, Walter Lippa e uno dei registi della serie Claudio Giovannesi, il tutto non cosi stimolante, con spettatori più interessate a scattare selfie con gli attori che curiosi di sapere “perché girare Gomorra”.

Manetti Bross
Manetti Bross

Tra le sorprese del festival, uno splendido introspettivo film “La Buona Uscita” di Enrico Iannaccone, già vincitore del David di Donatello nel 2013 per il cortometraggio “L’Esecuzione”; una storia forte sulle miserie umane girata a Napoli ai giorni nostri con una tecnica che esalta la non volontà di comunicazione dei personaggi unicamente concentrati sulla soluzione dei propri problemi personali.

Come se non fossero mancati stereotipi e banalità, l’ultima serata a sorpresa si conclude il Festival con Gigi e Ross di “Made in Sud” che hanno ripresentato “Troppo Napoletano” prodotto da Alessandro Siani, un film discretamente ben fatto nel suo genere.

 

I vincitori di questa edizione:

Il Vesuvio Award è andato a “Enclave” del serbo Radovanovic; il premio Avanti! al turco Ahu Ozturk per “Dust Cloth”.Nel concorso Nuovo Cinema Italia ha prevalso il lavoro di Alessandro Cattaneo “Wide Blue Delivery”. “Flat Tyre – An American Music Dream” di Ugo Faenza é invece stato premiato come migliore per SchermoNapoli Doc, il viaggio in van da New York a Houston della band napoletana folk e bluegrass La Terza Classe; menzione speciale a “instabile – Je sui Michele Del Grosso” di Alessandro   Chetta, sulla figura dell’anziano impresario teatrale che gestisce il sotterraneo TIN in vico al Fico al Purgatorio, nel cuore di Napoli.

Tra i corti vince “Once upon a Time a Kid” di Francesco Eramo che racconta la storia di un’aspirante scrittore che si guadagna da vivere lavorando ad un call centre, la menzione speciale è andata a Valerio Vestoso e Michele Grosso che hanno presentato rispettivamente “Rastazinger vuole tornare” e “Natalie”.

Degni di particolare nota sono i lavori presentati dai giovanissimi studenti partenopei, i giusti riconoscimenti vanno al film: “il mio mondo” di Giovanni Bellotti (sez. 5-14anni) che racconta delle speranze dei ragazzi di Ponticelli, “Sguardi Riflessi” di R. Rossi (sez. 14-18anni) che descrive vicende di amicizia e amore tra due donne, migliore cortometraggio e relativa targa per la sezione 14-18anni a “Jamme Ja” di A.Picciano che racconta bene quali posso essere le difficolta di un ragazzo straniero al suo primo giorno in un istituto campano. Targa per la sezione 5-14anni a “Maledetta Genoveffa” di Tommaso Travaglino.

Dario Laudati

 

 

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