Oliver Stone: dal Vietnam al cinema

Redazione

Non ama definirsi un regista politico, ma piuttosto un drammaturgo che racconta storie di individui alle prese con conflitti interiori. Stiamo parlando di Oliver Stone (classe 1946) che, reduce della guerra in Vietnam, di tormenti che agitano l’animo umano deve avere una profonda conoscenza. Infatti, dal ’67 al ’68  partecipa come volontario al conflitto vietnamita, e due volte rimane ferito in combattimento, guadagnandosi la “Bronze Star Medal” al valore.

Ma sarà proprio quest’esperienza a far maturare in lui l’esigenza di raccontare storie: decide di esorcizzare i suoi demoni ricorrendo alla macchina da presa e, sotto la direzione di un maestro come Martin Scorsese, si laurea all’University Film School di New York. Non a caso, nel 1971 scrive e dirige il suo primo corto Last Year in Vietnam. Tuttavia, si afferma prima come sceneggiatore: nel 1978 lo script di Fuga di Mezzanotte gli fa guadagnare un Oscar per il miglior adattamento; seguiranno un paio di altri importanti screenplay che contribuiranno a incrementare la sua popolarità, Scarface di Brian De Palma e L’anno del dragone di Michael Cimino. Soltanto nel 1986 però riuscirà a sfondare dietro la cinepresa grazie alla pellicola Salvador, che narra l’amara vicenda dell’ostinato reporter Richard Boyle. In quello stesso anno arriva la consacrazione definitiva con Platoon, che gli frutterà ben quattro Academy Awards (tra cui quello per la miglior regia e il miglior film). Si tratta del primo atto di una trilogia sul Vietnam che comprende Nato il 4 Luglio (1989; statuetta alla regia) e Tra cielo e terra (1993). Tra l’87 e il ’91, il cineasta americano gira la pellicola Wall Street, interpretata da Michael Douglas, la psichedelica biografia di Jim Morrison dal titolo The Doors, nonché il film-inchiesta JFK- Un caso ancora aperto sul presidente Kennedy. Nel 2004, affascinato dalla figura di Alessandro Magno, realizza il lungometraggio Alexander, completamente stroncato dalla critica, mentre nel 2006 rende omaggio agli eroi del World Trade Center, film da cui viene fuori tutto il suo patriottismo. Nel 2010, infine, torna a parlare del suo Paese, attraversato dalla crisi economica, con il film Wall Street – Il denaro non dorme mai.

Ma Oliver Stone, oltre ad essere regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, è anche uno “scomodo” documentarista, perché ha sempre affrontato temi scottanti ancora aperti, come la guerra in Vietnam e l’assassinio di John F. Kennedy. Nota è la sua intervista al leader cubano Fidel Castro, ripresa nei due documentari Comandante (2003) e Looking for Fidel (2004), nei quali Castro racconta la propria storia, le sue idee politiche e come sia cambiato il mondo dopo l’11 settembre.

Chiara Ricci

Categorie

Ultimi articoli

Social links

Notizie Teatrali © All rights reserved

Powered by Fancy Web