
Nell’anno delle celebrazioni shakespeariane, il Teatro di San Carlo di Napoli rende omaggio al Bardo con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, e a Luca Ronconi, a un anno dalla scomparsa; la sua regia è ripresa da Marina Bianchi, e direttore è Pinchas Steinberg. Commedia lirica in tre atti musicata da Verdi su libretto di Arrigo Boito, è ispirata da The merry Wives of Windsor e da The History of Henry the Fourth di William Shakespeare.
In occasione delle celebrazioni shakespeariane, il Teatro di San Carlo consolida la collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, con un ciclo di lezioni tenute dal Professor Stefano Manferlotti, Ordinario di Letteratura inglese presso la Federico II al via giovedì 10 marzo. Con Falstaff Verdi ritorna all’opera comica, dopo Un giorno di regno del 1840. Opera della vecchiaia del compositore, presenta il dramma umano, la malinconia, il rifiuto della vecchiaia, con personaggi estremamente vivi, un’opera straordinaria quanto più vicina alla prosa, è teatro in musica come sottolinea la regista che ha all’attivo anni di collaborazioni con produzioni liriche (Strehler), teatrali (Nekrosius), di musica contemporanea (Stockhausen). Falstaff è una coproduzione con il Teatro Petruzzelli di Bari e con la l’Opera di Firenze/Maggio Musicale Fiorentino. La storia è quella del vecchio Falstaff che corteggia due ricche signore che vuol conquistare per interesse. Si alternano Roberto de Candia e Elia Fabbian nel ruolo di Falstaff, Fabian Veloz e Stefano Antonucci nel ruolo di Ford, Antonio Poli e Leonardo Cortellazzi in quello di Fenton, Cristiano Olivieri è il Dott. Cajus, Ainhoa Arteta e Eva Mei interpretano Mrs Alice Ford, Rosa Feola Nanetta, Enkelejda Shkoza e Barbara Di Castri Mrs Quickly, Marina Comparato e Annunziata Vestri Meg Page, Bruno Lazzaretti e Gianluca Sorrentino Bardolfo e Raffaele Sagona Pistola. La prova generale di sabato 12 è stata dedicata all’Anlaids, presieduta da Imma Pempinello; fino al al 20 marzo sette le repliche dell’opera, trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3 martedì 15. Un omaggio doveroso a Ronconi ad un anno dalla scomparsa che esalta l’intuizione del regista attraverso le fantasiose scene di Tiziano Santi, i costumi di Maurizio Millenotti e delle luci di A. J. Weissbard.
“L’ironia è sviluppata con estrema intelligenza ed altrettanto pudore, non c’è volgarità – spiega Steinberg. Il libretto di Boito, calzante musicalmente, per me è un caso unico nella storia della musica, è uno dei più grandi capolavori della lirica italiana: la saggezza, il suo utilizzo della lingua italiana, la letteratura shakesperiana…. In orchestra abbiamo cercato di creare un’atmosfera sognante, magica. Quest’opera è come l’ingranaggio perfetto di un orologio. È una questione meccanica perfettamente costruita, e tutto dipende dalla parola, che comanda sempre”.
“Falstaff – affermava Ronconi – non è un’opera legata a doppio filo ad epoche e temperature storiche precise e inderogabili, come Aida o Otello: i personaggi ci somigliano molto, potremmo essere noi, oggi, come attuale è lo spasmodico desiderio di ringiovanimento erotico del protagonista su cui si focalizza il desiderio di raggiro”. I costumi sono contemporanei per un’opera sarcastica, che mostra la decadenza, dove dominano il disincanto della vecchiaia, lo scherzo, perché “tutto nel mondo è burla”, la compassione.
Un’opera di scontri tra uomini e donne, giovani e vecchi, ceti sociali, di deliri di Fastaff, preludio della fine. Ottime le voci e brillanti la direzione e la regia, le scene, come l’albero che campeggia nel finale, le poche tele, le grandi suggestioni visivo-sonore.