Ombre e silhouette per un genio della moda

Maresa Galli

Una scena

L’Amour fou scriveva nell’autobiografia André Breton, l’amore folle, totale, che capita raramente, è stato quello di Pierre Bergé per Yves Saint Laurent scomparso nel 2008. Legati indissolubilmente per cinquant’anni, non sono stati separati neanche dalla morte del celebre stilista. L’Istituto Francese di Napoli Le Grenoble ospita lo spettacolo L’amour fou, voluto dal Console francese, per la regia di Marco Sgamato, portato in scena dalla compagnia Libera Imago, costumi di Liliana Castiello.

Il monologo, che ha esordito nel 2015 al teatro Il Primo di Napoli, torna oggi rinnovato. Protagonisti Gianni Caputo, nel ruolo di Pierre Bergé, Roberta Astuti, Alessandra Buono, Claudio Cacciaglia e Simona Perrella. Attraverso il romanzo epistolare di Bergé si analizza la storia di un amore folle. Bergè ripercorre le tappe fondamentali della vita dell’amato compagno (Ho perduto il testimone della mia vita, temo che ormai vivrò con minor cura di me stesso, dirà, citando Plinio il Giovane). Genio dell’haute-couture e inventore del prét-à-porter femminile, ispirava le sue collezioni alle opere di Matisse, Picasso, Mondrian, alla Pop art, agli scritti di Marcel Proust, al balletto russo, alla cultura cinese. Onesto, rigoroso, geniale, appassionato, appena diciottenne diviene direttore della maison Dior.

Collerico, spesso di umore mutevole, vittima di alcool e droga, ha rivoluzionato per sempre la storia del costume e della cultura osando, anticipando i tempi. Gli artisti possiedono la particolarità di farci vedere il mondo a modo loro, e il mondo di Yves è colorato, multiculturale, detta stile. Pierre ricorda ora il compagno nel loro buen ritiro di Marrakech, dove sono stati felici e dove il capriccioso compagno traeva ispirazione per i suoi splendidi abiti. I veri viaggi erano per Yves le sue creazioni, suggerite anche da paesi mai visitati. Uniti dall’amore per l’arte, il collezionismo, l’opera, vicini anche nei momenti più terribili dell’esistenza, Pierre e Yves sfidarono il mondo, i benpensanti. Insieme collezionarono oltre 700 opere d’arte, opere messe all’asta alla sua morte.

Una scena

Uno spazio scenico minimalista fa da cornice ai ricordi di Bergè, talentuoso Gianni Caputo che sa dosare le emozioni intense, i ricordi struggenti, la passione, le visioni di un uomo che ha sostenuto un grande ingegno. Abili giochi di ombre e silhouette che compaiono/scompaiono completano il racconto suggerendo sfilate, incontri, momenti clou della vita dell’artista. I suoi amici erano Chanel e Picasso, Misia Sert e Nureyev, Diaghilev e Cocteau, Man Ray e Horst e altri nomi dell’arte e della cultura. L’ultima sfilata, memorabile, è quella al Centre Pompidou di Parigi che chiude una brillante carriera. Nel 2008 un glioblastoma lo porterà via ma lui non saprà mai di averlo perché il suo Pierre lo proteggerà. Un bel lavoro a lungo applaudito .

 

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