Sarà nei panni che furono di Nino Manfredi, Massimo Ghini nello spettacolo Operazione San Gennaro. La leggenda, tratto dal celebre film diretto da Dino Risi. Prodotto da Alessandro Siani e da Diana-Oris, sarà in scena al Teatro Diana di Napoli dal 14 marzo al primo aprile. La drammaturgia l’ha curata proprio lui (come la regia) insieme con Stefano Reali, con la supervisione di Luca Mafredi.
Uno spettacolo che comunque si distacca dalla pellicola e dal mondo del cinema, pur se restano la trama e l’atmosfera degli Anni Sessanta. Restano le musiche di Armando Trovajoli, le canzoni del Festival di Sanremo, arrangiate da Maurizio Bosnia, con l’aggiunta di qualche brano scelto apposta per l’edizione teatrale (testi di Francesca Nicotera).
“Quello che mi colpì quando vidi il film da ragazzo – ricorda Ghini – fu il lusso di potersi introdurre in un ambiente come Napoli con una sfacciataggine ed un’irriverenza estrema, mostrando anche archetipi “banali” della tradizione napoletana, ma riuscendo alla fine a mettere in scena un mondo che, al di là delle generalizzazioni, è secolarmente fondato su rapporti umani molto forti nel bene e nel male”
Ancora una volta un non napoletano (“ma alla fine mi sentirò napoletano anch’io”), in una banda quasi tutta partenopea. Sul palcoscenico, come sul set. “Ma il film – aggiunge l’attore – non è assolutamente un’opera napoletana, ma una bellissima e fortunatissima commedia ambientata a Napoli nata dal genio creativo di Dino Risi e Nino Manfredi”.

La vicenda è conosciuta: alcuni americani decidono di svaligiare il tesoro del Patrono Partenopeo, con l’aiuto di una sgangherata banda di malviventi locali capeggiati da Dudù. “Una storia improbabile – la definisce Ghini – ma un’occasione per parlare di Napoli e delle sue bellezze, delle sue ombre”.
Nel cast, Stefania De Francesco (Concettina, fidanzatina passionale), Antonio Fiorillo (il capitano, ruolo che fu di Dante Maggio), Ernesto Lama, Ernesto Mahieux (il boss. “Reciterò le parole di Totò, ma per carità, nessun paragone”), Nunzia Schiano. “Sono la vice-mamma di Dudù – spiega l’attrice, ormai esperta nel ruolo materno – legatissima a lui, quasi morbosamente. Cerco in tutti i modi di insegnarli l’onestà, gli auguro il meglio: un posto fisso, una brava ragazza con cui creare una famiglia, ma lui è uno scapestrato e si mette sempre nei guai”.
Eppure, la motivazione di Dudù era nobile: decide di fare il colpo, aspettando il segnale di San Gennaro, perché vuole costruire le case per la gente che vive nei quartieri e non vede mai la luce.
Insomma “una fiaba, – spiega Ghini regista – una grande finzione scenica, senza alcuna verità reale”.