PAOLA GASSMAN

Angela Matassa

“E’ stato mio padre a farmi amare la poesia”. Così Paola Gassman, figlia del grande Vittorio, ma attrice notissima, anticipa il commento su uno dei due spettacoli con cui sta girando i teatri italiani.

A Napoli, si è fermata a Il Primo per presentare Donna abitata da memoria.

Di che cosa si tratta?

“Di un piccolo viaggio al femminile, un contenitore delle esperienze di ogni donna, che si presta ad ampliarsi e a ridursi, a seconda delle situazioni. Una sorta di spettacolo ‘da valigia’ da tenere sempre pronto”.

Che tipo di selezione hai fatto?

“Mi sono accorta che la maggior parte dei versi scelti, pur se scritti da uomini, parlavano di donne. Allora ho pensato di proporre una sorta di ricostruzione dei momenti più importanti della vita: dalla nascita, alla maternità, all’amore, alla morte. Di raccontare la sposa, l’amante, la  madre. L’impegno civile, quello religioso. Ho realizzzato il recital con diverse formule, e poiché mi piace molto avvicinare i versi alla musica, mi faccio accompagnare da un maestro e da diversi strumenti. Sono il mio alter ego. Durante lo spettacolo, cedo a loro il passo, è come un monologo a più voci. In questo mi accompagna alla chitarra Luigi Puddu che esegue musiche di Albeniz, Sor, Barrios, Villa-Lobos, Tarrega”.

Il precedente era diverso l’ho realizzato con il regista Enrico Maria Lamanna Vuoto d’amore, titolo di una raccolta della Merini, insieme con la Sastri e Selvaggia Quattrini”.

Anche qui rendi omaggio alla Merini.

“Le sue odi erano già inserite nel testo, ma adesso che è da poco scomparsa, le recito ancora con più passione per lei”.

Quali altri autori hai scelto?

“Dante, con il quinto canto dell’Inferno, Baudelaire,  Ungaretti, Salinas, chiudo con Vivi la vita di Madre Teresa di Calcutta”.

Dici che è stato tuo padre a farti amare la poesia. Com’è andata?

“Lui esercitava sempre la memoria recitando versi. ma una volta mi chiese di imparare Il giovane Werther di Ernesto Ragazzoni e da allora, ero giovane, ho capito che è bello avere un proprio repertorio da proporre. La poesia è capace di dare forti emozioni. Arriva subito al cuore perché è breve, riassuntiva, sintetica. L’impatto è forte e preciso e l’emozione è già espressione”.

Quale altro spettacolo stai portando in giro?

“L’Enrico IV, con Ugo Pagliai. Verremo a Napoli al Bellini, a dicembre. Poi chiuderemo la stagione a Roma al Quirino, con Francesco e il re per la regia di Geppy Gleijeses”.

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