PAURA E DISCRIMINAZIONE

Maresa Galli

Tornano con un nuovo testo capace di suscitare il dibattito a teatro, Mario Gelardi e Giuseppe Miale Di Mauro, rispettivamente autore e regista di 12 baci sulla bocca 1975. Il lavoro, a cura di Decimo Pianeta e I Teatrini, in collaborazione con napoligaypress.it, è in scena fino al 28 febbraio a Galleria Toledo di Napoli. Un esordio forte, che riporta al tragico 28 maggio 1974, alla strage di piazza della Loggia a Brescia, quando una bomba nascosta in un cestino portarifiuti da gruppi neofascisti uccide otto persone e ne ferisce novantaquattro durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati. ’75, data epocale: il 15/17 giugno si tengono le prime lezioni con il voto ai  diciottenni; il Pci arriva al consenso del 33%, fino a raggiungere, l’anno successivo, il suo massimo storico. Pasolini viene ucciso il 2 novembre e Moravia tiene l’orazione funebre chiedendo “quanti poeti ha una generazione? Pochi, ancor meno che le dita di una mano. I poeti dovrebbero essere sacri”. Ma Antonio (Stefano Meglio), proprietario di un ristorante ad Ercolano, attività che gli consente di condurre affari malavitosi, troverà l’omicidio dell’ “omosessuale” giusto. Come trova giusto far picchiare chi non gli porta rispetto dai suoi amici camerati. Unico affetto della sua vita di camorrista è il fratello Massimo (Andrea Vellotti) che sta per sposarsi con la fidanzata Anna, assente come assente è l’universo femminile. Gli equilibri si rompono con l’arrivo di Emilio, assunto come lavapiatti, col sogno di trasferirsi a Londra, perché lì puoi essere te stesso. Tra Massimo ed Emilio scatta la scintilla della passione, dell’amore inconfessabile. La colonna sonora immaginata dall’autore di “Gomorra” va dagli Allman Brothers a Drupi (“Sereno è”), da Freddy Mercury ad Angela Luce (“Ipocrisia”), ricorda “Smalltown Boy”, il singolo dei Bronski Beat che vede protagonista Jimmy Somerville, ragazzo che sogna di fuggire dall’asfittica provincia  per vivere la propria vita in una metropoli. Ma Emilio rinuncerà a Londra per rimanere vicino al suo Massimo, nonostante le nozze di lui. Purtroppo Antonio lo verrà a sapere, risolvendo la storia a suo modo, patetico, violento nessuno nascosto nel branco. Un lavoro che lascia l’amaro in bocca, commuove, fa riflettere sul critico cammino dell’affermazione dei diritti dei gay. E Gelardi ne analizza uno spaccato incastonato nella vita di provincia in un periodo storico e politico caldo che avrebbe mutato per sempre gli anni a venire.

 

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