S’intitola Segni nella Certosa la performance di Lucio Salzano, in mostra nel Museo Nazionale di San Martino di Napoli. In mostra dal 23 settembre al 7 ottobre 2018, l’opera sarà inaugurata alle ore 17 nel Ninfeo della Certosa. Un lavoro che vede ancora una volta insieme l’artista e il musicista Antonio Onorato (breath guitar), autore della colonna sonora originale.
Lucio Salzano, regista, creatore di format originali, pittore dal taglio onirico con un linguaggio che spazia tra il Surrealismo e l’Informale, torna con il progetto Le dimensioni dell’arte, che si svolge in diversi siti d’Italia che uesta volta èrealizzato a misura delle sale museali.
Il lavoro di Lucio Salzano è particolarmente rivolto alla sperimentazione di nuovi linguaggi artistici nella convinzione che “non ci sia alcuna netta separazione tra le varie forme di espressione creativa e che l’arte si nutra, invece, della contaminazione di queste”.
L’evento che si svolgerà il 23 settembre prevede l’intervento dell’artista presso il Ninfeo e il Giardino prospiciente della Certosa in cui il pubblico assisterà alla nascita e alla realizzazione dal vivo di un’opera dedicata esclusivamente a tale location.
Della performance è parte integrante il tappeto sonoro creato ed eseguito dal vivo dal noto musicista Antonio Onorato con la sua breath guitar, in un intreccio multimediale di musica, arte visiva, parole e azione scenica che vuole avvolge gli spettatori in una dimensione emozionale-onirica per supera gli steccati tra le diverse arti.
L’opera così realizzata farà parte di un itinerario che sarà infine raccontato attraverso un catalogo/video di una omonima mostra itinerante. Dal 24 settembre al 7 ottobre l’opera realizzata durante la performance rimarrà esposta insieme ad altre opere/oggetti di scena nel Ninfeo della Certosa.

Lucio, com’è concepito il progetto “Le dimensioni dell’arte”?
“Rappresenta un work in progress che terminerà nella primavera del 2019 con la pubblicazione di un catalogo/video che sarà testimonianza delle varie tappe effettuate di questo format espositivo. Il concept prevede una serie di performances nelle quali le dimensioni dell’arte coincidono con le dimensioni dello spazio in cui l’artista agisce modificandolo, sia esso lo spazio limitato di una tela o quello della location che diventa a 360° palcoscenico dell’azione”.
In che senso lo spazio si modifica?
“Cambia, non solo con l’opera estemporanea che realizzo in tempo reale in quel luogo, ma anche grazie alla presenza di altre opere/oggetti di scena che restano poi esposti nei giorni successivi come elementi che hanno fatto parte della performance del mometo”.
Come nasce quest’idea originale?
“Sono sempre stato un appassionato della pittura. Fin da bambino frequentavo i musei, leggevo libri di storia dell’arte, ho anche frequentato un corso di pittura molti anni fa, anche se sono concettualmente un autodidatta. Sono anni che dipingo pure se solo ultimamente ho deciso di esporre, perché convinto dal parere molto positivo che alcuni esperti hanno espresso sulle mie opere”.