Taglio del nastro del Campania Teatro Festival con “La prima luce di Neruda” al Teatro Mercadante di Napoli.
Lo spettacolo, trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo di Ruggero Cappuccio, si avvale della regia e dell’adattamento del regista argentino César Brie.
In scena i bravissimi attori Elio De Capitani e Cristina Crippa, Pablo e Matilde da anziani, Silvia Ferretti e Umberto Terruso, i protagonisti da giovani, e accompagnati in scena da Francesca Breschi che canta e suona dal vivo struggenti canzoni di Violeta Parra.
Lo spettacolo, una coproduzione della Fondazione Campania dei Festival e del Teatro dell’Elfo di Milano, è incentrato sulla storia d’amore di Pablo Neruda e Matilde Urrutia, cantante e terza moglie del poeta cileno.
La storia, che intreccia amore e politica, inizia l’11/1/52, con Neruda prelevato in una pensione di Napoli dalla polizia per essere estradato in Svizzera.
L’atto è conseguenza della persecuzione del regime del presidente cileno González Videla. Il ministro italiano dell’Interno Scelba firma il decreto di espulsione dell’”indesiderato” poeta, che deve essere accompagnato a Roma.
Ma una sorpresa lo attende alla stazione. Una folla, nella quale si distinguono la moglie Delia, Massimo Caprara, Carlo Levi, Renato Guttuso, Alberto Moravia, Elsa Morante che picchia con un ombrello un poliziotto, manifesta in suo favore.
“Neruda resta qua!”, gridano i manifestanti che spingeranno a sospendere il decreto. E nella sua lotta per l’uguaglianza e per la libertà, per il comunismo inteso come giustizia sociale, il legame con la sua terra, divampa l’amore per Matilde, un “sequestro dei sensi”, perché il tempo si può fermare solo scrivendo o amando.
Che bello, dunque, amarsi a Santiago, sotto la pioggia, a Capri, a Isla Negra, dove il passato riemerge e la fine si avvicina.
L’11/9/73, giorno del golpe di Pinochet, è uno degli ultimi vissuti dal poeta ormai minato dal cancro, la cui morte, a tutt’oggi, rimane sospetta.
In scena Pablo ascolta il tragico, ultimo discorso radiofonico del presidente Allende, al Cile e al mondo. Neruda ricorda anche la tortura e l’atroce morte di Victor Jara, una delle più belle voci del Cile libero.
Al corteo funebre di Neruda la polizia seguirà il feretro con i mitra spianati ma il popolo, in massa, lo seguirà.
In scena scorrono potenti le immagini del mare, dell’oceano, con tutta la vita racchiusa nell’eternità di un attimo, nell’immaginazione sempre invisa al potere.
La scrittura sinestetica di Cappuccio, che restituisce tutta la poesia di un incontro e il grido di libertà e di amore per la propria terra del poeta, è resa perfettamente nell’adattamento e nella regia di Brie, che mette in risalto le emozioni, con pochi elementi scenici. Una grande interpretazione attoriale è amplificata dalla soave voce della talentuosa Francesca Breschi.
Interminabili, meritati applausi per tutti i protagonisti.