Preveggente George Orwell

Maresa Galli

Matthew Lenton, pluripremiato regista scozzese, mette in scena 1984, il preveggente, mirabile romanzo distopico di George Orwell, nell’adattamento e traduzione dello stesso Lenton con Martina Folena. In scena al Teatro Bellini di Napoli fino 2 dicembre 2018, gli attori del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, per una pièce fedele al testo originale. “Non ho modernizzato niente – spiega il registapiuttosto ho enfatizzato alcuni aspetti specifici che nello spettacolo mi sembravano necessari, in modo che il pubblico ci facesse maggiore attenzione”.

Lo spettacolo si apre con una conversazione a tavolino tra tre attori su temi di scottante attualità, dal caso Weinstein al cambiamento dei tempi di attenzione che i social media hanno sempre più ridotto, dalla inutilità dei fatti all’incapacità di ascoltare il prossimo.

Attualità di Orwell, semplicemente uno scrittore e giornalista dalla preveggente visione, capace di intuire, nel 1948, il potere del Grande Fratello, l’infallibilità del Partito unico al comando, la vita scandita/condizionata/spiata dai teleschermi piazzati in ogni casa e ufficio. Il protagonista Winston Smith, mediocre funzionario del Partito Unico, è impiegato al Ministero della Verità di Oceania. Tradisce in segreto il partito scrivendo un diario-verità, prima del vano tentativo di ribellione che metterà in atto con Julia che alla fine lo tradirà. Winston e Julia tentano la disperata impresa di unirsi ai dissidenti di Goldstein, nemico del Partito, per sovvertire l’ordine totalitario, credendo in un futuro capace di preservare la memoria. Il Ministero della Verità controlla l’informazione e si serve della “psicopolizia” (in inglese Thought police, in neolingua thinkpol), spietata organizzazione paramilitare poliziesca, per eliminare gli “psicocriminali”.

Molto efficaci le scene immaginate da Guia Buzzi che creano cornici luminose di diverse dimensioni con tre teleschermi dai quali fanno capo personaggi emblematici quali Trump, Kim Jong-un, Xi Jinping e, costante, appare l’occhio del Grande Fratello. Intenso il gioco di luci di Orlando Bolognesi che colpiscono con lampi di chiaroscuri caravaggeschi i corpi scultorei in scena, e amplificano nello spettatore l’angoscia provata nel veder torturare Winston, nel pensare alla Stanza 101.

Ottima idea quella di mettere in scena la voce narrante di Nicole Guerzoni, in un crescendo di atmosfera ansiogena. Il peccato più grave sarebbe spegnere lo schermo – siamo sicuri che si possa riferire solo alla società immaginata dall’acuta intelligenza dell’Autore? O’Brien incalza Winston rivelandogli l’utopia del futuro che mira a creare un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo fondato sull’odio, senza più arte, letteratura, scienza. Unico amore consentito, quello per il Grande Fratello. Gli interpreti sono Luca Carboni (Winston), Eleonora Giovanardi (Charrington), Nicole Guerzoni (il narratore), Stefano Agostino Moretti (Parsons), Aurora Peres (Julia), Mariano Pirrello (O’Brien) e Andrea Volpetti (Syme).

 

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