“Il Signor Puntila e il suo servo Matti” è una delle commedie più interessanti di Bertolt Brecht che offre, con i toni della farsa, una lucida, spietata disamina della società capitalista con la sua netta divisione tra “servi” e padroni, tra ricchi e proletari.
Il Campania Teatro Festival ha presentato una prima assoluta, produzione Officina Teatrale, Scena Nuda, con la rappresentazione, in Villa Floridiana a Napoli, del testo brechtiano per l’ottima regia e con Massimo Venturiello. In compagnia un bravo e affiatato cast, composto da Biagio Musella, Marianita Carfora, Alessandra De Concilio, Fabrizia Sorrentino, Stefano De Santis, Franco Silvestri, Filippo Gessi. Aiuto regia Claudia Muzi; firma le belle scene Alessandro Chiti, le luci Giuseppe Filipponio, i costumi Silvia Polidori.
Quanto siano preziose e funzionali all’andamento dello spettacolo le musiche di Paul Dessau è quasi superfluo sottolinearlo, arricchite dalle brillanti elaborazioni musicali di Mariano Bellopede.
Brecht collaborò con compositori del calibro di Paul Dessau, Hans Eisler, Kurt Weill, per la creazione di testi popolari debitori al “Singspiel”, al cabaret, al musical. La musica assume un ruolo fondamentale e intanto si sviluppa l’industria cinematografica. Le citazioni dello spettacolo rinviano a “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hide”, di Stevenson. A “Le luci della città” di Chaplin, a “Frankenstein junior”.
Il Signor Puntila, ricco uomo d’affari, magistralmente interpretato da Venturiello, è perfetto simbolo della schizofrenia del capitalismo dal doppio volto, spietato e apparentemente bonario. Se il bene e il male convivono nell’animo umano, in Puntila, vera e propria maschera, il contrasto è evidente, poiché quando è sobrio è un tiranno in piena regola, sfruttatore dei suoi dipendenti, deciso a dare in sposa la figlia Eva ad un diplomatico caduto in disgrazia, “una mignatta in smoking, un verme mangiaboschi”. O forse, se gli aggrada, al fedele autista Matti. Quando beve trova in sé un’apparente solidarietà con il suo prossimo, ma è giusto un breve bagliore illusorio di umanità.

Matti è il più comprensivo e fedele servitore, capace di leggere gli umori del padrone e di comprendere che un dipendente non deve avere proprie opinioni. Sotto l’effetto dell’alcool, Puntila si fidanza anche con ben tre donne, tre lavoratrici che sognano, con il matrimonio, la stabilità economica, salvo poi a buttarle fuori di casa come vecchi stracci.
Se nella commedia degli anni ’40 si vive in pieno la lotta di classe tra ricca borghesia e “lumpenproletariat”, l’attualità è quella di un classico che mostra l’eterno sfruttamento dei rapporti di forza tra datori di lavoro e dipendenti con l’obiettivo del mantenimento del potere e il conseguimento del profitto. Alla fine, i lavoratori potranno ribellarsi al giogo del potere, demistificando gli insostenibili comportamenti di Puntila, vecchio e insopportabile tiranno, riappropriandosi della propria dignità di uomini.