Quando miseria e cuore generano amore

Angela Matassa

Un burattino diventa bambino. Non per l’incantesimo della fatina, ma perché circondato dall’amore. Il pupo, Arturo, un bimbo ipercinetico e rigido, che Emma Dante descrive come novello Pinocchio, non ha una mamma, ma vive con Nuzza, Anna e Bettina. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. Le tre “madri adottive” si prostituiscono al tramonto, sulla soglia di casa, dove offrono ai passanti i loro corpi cadenti. Una merce serale, nascosta, proprio dove di giorno lavorano a maglia e confezionano sciallette da vendere. E’ Misericordia, lo spettacolo di Emma Dante, in scena al Teatro Mercadante di Napoli, fino al 29 aprile 2023.

La “casa” è un monovano lercio e miserevole. Povero, minimo, scarno, dove però regna l’amore. Un amore che si manifesterà a gran forza nel finale, quando Arturo, da legnoso e menomato fanciullo, si trasformerà in un morbido bambino. Una storia che cattura, nello stile cui Emma Dante ci ha abituati, ma i pochi oggetti, le musiche che accompagnano l’azione diventano il racconto.

Si ha l’impressione che la regia sia la storia stessa. In essa c’è la tradizione, il culto, i gesti ripetitivi di gente di una terra antica che porta dentro la vita che si ripete e lascia il segno. Che è dentro. Che scotta come il sole che la riscalda e illumina. Poco importa allora che il basso in cui Nuzza, Anna e Bettina vivono è misero. Poco importa che Arturo è legnoso e rigido come Pinocchio. Il suo dolore, la violenza paterna che lo rese di legno, si scioglierà nell’abbraccio quotidiano delle tre madri con cui si trova a vivere. Non l’hanno partorito, ma lo amano come un figlio.

E nella nostra multicolorata società, abituata a famiglie miste, allargate, insolite, nessuno stupore per lo spettatore, che si lascia affascinare dalla performance perfetta, carnale, fisica e potente delle tre attrici culto della regista palermitana: Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Italia Carro, cui si aggiunge Simone Zambelli.

Una scena (foto di Masiar Pasquali)

Il giovane danzatore, nei panni di Arturo, segue il suo personale ritmo, fino a raggiungere quello tranquillo di un bambino, tenero ed amato.

Misericordia che, come dice la Dante è composta da due termini, miseria e cuore, è una favola antica, che riporta tutti gli usi e i costumi del paese, ma è un omaggio alle donne, alle loro sofferenze, alle privazioni, alla sopraffazione, alla solitudine. E nessun uomo o società potrà privarle dell’amore materno. Anche quando questo non arriva dal ventre fisico.

Le scene, dunque, elemento caratteristico della regia della Dante, sono solo parte di quella storia di cui dicevamo. La musica, le luci, i pochi oggetti ,che aiutano ad agire gli attori e a spiegare gli avvenimenti, sono anch’essi la vicenda.

C’è un mondo a priori nelle messinscene di Emma Dante. L’impressione è che il contenitore sia esso stesso il contenuto.

 

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