Quelle radici che parlano di noi

Maresa Galli

"Terramia" di Francesco Soranno
“Terramia” di Francesco Soranno

Fino al 7 maggio, presso la Sabinalbano ModArtGallery di Napoli, il finissage Radici, pittura e fotografia insieme nelle opere di Paola Adamo e Francesco Soranno. La mostra, a cura di Sabina Albano, presenta due percorsi paralleli per mostrare il mondo sotto e sopra di noi, la terra e il cielo, il passato e il futuro. La metropoli e i luoghi immortalati sono organismi raccontati da simboli.

Francesco Soranno immortala l’amata Lucania, nella quale “l’emigrante poi ritorna e ripercorre luoghi e momenti alla ricerca delle proprie radici. Attraverso la valle del Basento dolci colline macchiate di lievi colori riempiono gli occhi e il cuore, lì dove l’orizzonte si disperde in silenzi profondi e infiniti, dove il tempo sembra essere sospeso in attesa che si compiano senza fretta le stagioni della vita”, spiega l’artista tarantino di nascita e lucano d’adozione. Una terra di lunga storia e di meraviglie che ha colpito l’immaginario dell’artista, la cui luce, metaforicamente, rappresenta il mezzo attraverso cui ritornare alle radici del sé, per riappropriarsi del senso dell’esistenza. Nelle sue immagini le acque tormentate dall’uomo che distrugge le cose belle della natura per spiegarne il difficile rapporto con la natura. E il fuoco, salvifico, purificatore, che brucia i resti del raccolto – la terra culla e rinascita.

"Weltanschauung" di Paola Adamo
“Weltanschauung” di Paola Adamo

Grandi campi dissodati con terra arata, campi appena seminati, campi freschi di raccolto. L’uomo è qui rappresentato attraverso le sue opere. Le zolle di terra in tutto il loro spessore sono stagioni di vita, di rinascita. Queste radici si intersecano con il sistema metropolitano che “in senso ampio – spiega Paola Adamo – può essere visto sia per la conformazione della sua struttura che in senso metaforico, come delle enormi radici. Da esso i luoghi e la città stessa assorbono la linfa, fatta di cultura e arte, con esso la città può vivere e cambiare forma. La sua rappresentazione delle radici-cunicoli della metropolitana, il suo trittico significa il collegamento tra la vita e la morte. Non mi interessa la cartolina di Napoli e provincia – spiega Adamo – ma prendo a pretesto la metropolitana”.

I simboli di entrata e di uscita, le porte chiuse/aperte, la lunga linea gialla rappresentano le contraddizioni, la vita in trasformazione, Weltanschauung del contesto sociale che mostra luoghi-non luoghi, incarnando perfettamente l’eterotopia di Foucault – per comunicare altri luoghi, altri spazi possibili. E se molte opere sembrano monocromatiche ma non lo sono poiché l’artista ha desaturato i colori.

Siamo terra, siamo metropoli, siamo in divenire, siamo i segni che scolpiamo nel mondo.

 

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