Aver suonato con superstar del jazz quali Chet Baker, Micheal Brecker, Lee Kronitz, Kenny Wheeler, Brad Mehldau, Steve Grossman, Bob Berg,

Phill Woods, Michael Breker, Art Farmer, Billy Cobham, Dave Liebman, Bobby Hutcherson, Joe Lovano, Kenny Wheeler, John Scofield, equivale allo studio della musica classica, all’acquisizione di impareggiabile tecnica e linguaggio musicale alto. Danilo Rea in concerto solo piano al teatro Piccolo Bellini di Napoli regala travolgenti emozioni. Qualche anno fa ha inciso l’album “Lirico” per fondere i suoi molteplici interessi musicali: jazz, repertorio classico, pop d’autore, perle dei cantautori italiani. Mascagni, Puccini, Gershwin, Schumann, Bernstein, Bizet si con-fondono con i Beatles, De Andrè, Nora Jones, Elton John, Modugno.
“Don’t know why” di Norah Jones è un battito d’ali come struggente, calda, è “Her comes the sun” di George Harrison, delicate sono “Bocca di rosa” e “Vecchio Frack”, dolce “Your Song” di Elton John. i Rea, dall’infinito repertorio, ha sempre “giocato” con la mescolanza di generi trasformandoli in una grande, unica pagina di jazz, esperienza nata con il “Doctor3”, suo vecchio e storico gruppo, ma anche accompagnando grandi voci della musica italiana (Mina, Baglioni, Paoli, Daniele, Modugno, Mannoia, Cocciante, Zero, Morandi e Celentano). Il pubblico estasiato del Bellini ascolta pagine di Tosca e sinfonie del Barbiere di Siviglia e del Guglielmo Tell, l’ “Itermezzo” di Cavalleria Rusticana e “Nessun dorma”, “E lucean le stelle”, “Recondita armonia” e tante altre celebri arie. Chiude lo stratosferico concerto l’omaggio a Lucio Dalla nel giorno della sua scomparsa, con il tema di “4/3/43”: un grande omaggia un grande. La buona musica è senza confini, è un’intenzione, è la tecnica al servizio dell’ispirazione, un gioco di armonie trasfigurate dalla passione.