Seconda settimana in scena al teatro TRAM di Napoli per il secondo spettacolo della nuova stagione, con un sold out nel fine settimana dall’8 al 10 novembre, dopo la programmazione nel weekend del ponte di Ognissanti e un ottimo riscontro di pubblico: I racconti del mistero di Diego Sommaripa ed Emanuele Scherillo, regia di Sommaripa, tratti dall’opera Pipa e Boccale di Salvatore Di Giacomo, una produzione Teatro dell’Osso e TRAM.
I RACCONTI DEL MISTERO
L’idea di portare in scena la raccolta narrativa di stampo noir scritta da Di Giacomo, piuttosto insolita nella sua produzione letteraria, è venuta a Mirko Di Martino, regista teatrale e direttore artistico del TRAM. Diego Sommaripa, regista e anche autore della drammaturgia, scritta insieme a Scherillo, ha raccolto la sfida, portando sul palco della sala di Port’Alba le atmosfere gotiche di una Germania post unitaria, ancora rurale e povera, piena di zone d’ombra.
Ad affiancare il regista in questo mystery drama sul palcoscenico, anche attore e narratore/investigatore per l’occasione, ci pensano i personaggi bizzarri e grotteschi, e a tratti crudeli, di Dolores Gianoli, Francesco Rivieccio e Benedetta Cenani: tutti dal freddo piglio tedesco, nei costumi realizzati da Dora Occupato.
Una scenografia minimalista (“disegnata” da Nicolas La Ventura, Roberta Torriero, disegno luci invece di Tommaso Vitiello), con appena due sedie, un tavolino sospeso per evocare le osterie teutoniche e una manciata di rami sul fondo – appesi come fossero braccia inquietanti -, accoglie il quartetto d’attori.
Sommaripa, nei panni dello stesso Di Giacomo, accende una luce che introduce i tre Racconti del mistero, Brutus, Suzel Addio, La fine di Barth, per dare subito spazio a una delle canzoni classiche del poeta che fanno da anelli di congiunzione tra una novella e l’altra, tra un momento drammatico e quello successivo (musiche di Gianluigi Capasso e con Annarita Di Pace voce e violino).
Sommaripa si misura col giallo dopo essersi già confrontato in carriera con le favole, le fiabe e le leggende napoletane, anche dal sapore gotico, di ‘A puteca de suonne perdute, tra streghe e monacielli, il principe di Sansevero e il mito di Colapesce, fino alla pazzia della regina Giovanna.
ATMOSFERE E AMBIENTAZIONE
L’ambientazione mediterranea e partenopea della Puteca cede il passo qui alle taverne fumose e gelide dell’Impero Germanico (siamo sul finire dell’Ottocento, dopo l’unificazione prussiana orchestrata dal cancelliere di ferro Otto Von Bismarck).
L’aria cupa dell’immaginaria città tedesca, popolata di mugnai e borgomastri, studenti e scienziati, è smorzata dai momenti musicali: l’elegia di Era de maggio illumina così le tinte notturne e post-romantiche dei racconti fantastici.
Pare che Matilde Serao, in un periodo storico ormai dominato dal Verismo, sconsigliò a Di Giacomo il proseguimento nella strada del fantasy e dell’horror, temi che avevano trovato immensa fortuna nel Romanticismo di primo Ottocento.
Eppure le volute di fumo e le pinte di birra, evocate da Pipa e Boccale, affascinano ancora lo spettatore e non potevano essere raccontate in un periodo dell’anno migliore di quello attuale, tra Halloween, la commemorazione dei defunti e l’imminente estate fredda dei morti, quella che la tradizione assegna al giorno di San Martino.