Massimo Ranieri nel ruolo del Re shakesperiano con un’interpretazione molto personale
Si mette in gioco affrontando il grande teatro e un ruolo impegnativo, interpretato da grandissimi attori. Questa volta, il poliedrico Massimo Ranieri fa cadere la sua scelta su Shakespeare e decide di vestire i panni di Riccardo III. Lo spettacolo, da lui anche diretto, sarà in scena al teatro Diana di Napoli dal 19 al 30 novembre, avrà le musiche originali di Ennio Morricone, e nasce dalla traduzione e adattamento di Masolino D’Amico. Forse è stato temerario, ma, dice a Morricone “se non sei incosciente non puoi fare questo mestiere. Questo è un ruolo con cui prima o poi ti devi scontrare e confrontare”. L’artista è in scena, tra gli altri, con Gaia Bassi (Lady Anna), Margherita Di Rauso (Margherita), Carla Cassola (Duchessa di York), Giorgia Salari (Elisabetta), Paolo Lorimer (Buckingham), Paolo Giovannucci (Hastings). Le scene sono di Lorenzo Cutuli, i costumi di Nanà Cecchi.
Massimo Ranieri scrive nelle note di regia:
Dopo averlo letto e riletto, ho capito chiaramente una cosa: Riccardo III non è soltanto personaggio straordinario, è soprattutto un grandissimo attore. Riccardo III è il numero uno dei malvagi, è il grande genio della rappresentazione del potere: perciò, io non interpreterò un personaggio, interpreterò un attore.
Del resto, non sono grandi attori tutti gli uomini di potere? Non recitano un ruolo che deve suscitare applausi, consensi, se non addirittura idolatria da parte di uomini e donne che diventano loro gli ignari personaggi della sua commedia?
Riccardo, poi, indossa i costumi della malvagità meglio di chiunque altro e allora via via che continuavo a leggere e rileggere mi è apparso sempre di più in bianco e nero. Anzi, in bianco e noir. Perché se i gialli svelano le colpe dalla parte dei buoni, il noir ci fa guardare il mondo con gli occhi dei colpevoli, ci spinge a scoprire fin dove possono arrivare le radici dell’umana cattiveria.
Questo Riccardo III l’ho immaginato inquietante e accogliente, proprio come quei grandi film noir che abbiamo profondamente amato. Per provare a intravedere sulla scena l’eterno mistero del male.