Il 6 marzo (fino all’11), a 20 anni dalla scomparsa, per ricordarne la figura, il Teatro Belli di Roma presenta in prima assoluta il testo inedito,

vincitore del Premio Nettuno 1986, Fammi ridere Lilì di Roberto Lerici, con Francesca Bianco e Andrea Buscemi, al pianoforte Dino Mancino, regia di Carlo Emilio Lerici. Un palcoscenico-camerino dove la vedette Lilì, ex stella del varietà, e Bernardo, suo compagno nella vita e sulla scena, si sono ridotti dopo una lunga difesa dei propri averi e dei propri ricordi. E’ come l’ultimo bunker dentro cui proveranno un nuovo spettacolo che dovrebbe permettere loro una rivincita sul tempo e sulla vita che se ne va. Il loro rapporto, giunto forse alla fine come la loro vita artistica, è vissuto a colpi di numeri: le scenette che stanno provando diventano parte del dialogo e dello scontro verbale. Questo spettacolo è dunque un’idea trasposta, quasi una metafora di quella particolare metafora che già di per sé è il tempo spezzato del Varietà.
Gli spettacoli saranno preceduti dalla proiezione del documentario “Roberto Lerici: il vizio della sperimentazione” realizzato da Moreno Cerquetelli, giornalista del TG 3. Nell’occasione sarà anche presentato il volume, pubblicato da Editori Riuniti, A me gli occhi please e altre storie, che raccoglie i materiali scritti da Roberto Lerici per Gigi Proietti nell’arco di oltre venti anni di amicizia e collaborazione.
Roberto Lerici, editore, commediografo, sceneggiatore, scrittore e autore televisivo italiano, fonda nel 1956, con Aldo Rosselli la casa editrice Lerici. Si dedica poi al teatro e, come autore scrive nel 1964 La storia di Sawney Bean per Carmelo Bene. Nel 1966, con Il gioco dei quattro cantoni, presentato alla Biennale di Venezia, comincia a collaborare con Carlo Quartucci, con il quale realizzerà una ventina di spettacoli tra cui Maijakovskij e compagni alla rivoluzione d’ottobre e Il lavoro teatrale Funerale. Nel 1969 inizia a collaborare con la Compagnia del Teatro Belli di Antonio Salines, per il quale scriverà, tra l’altro, L’educazione parlamentare Pranzo di famiglia e le Memorie di un pazzo (1984). Dal 1972 inizia a lavorare per la RAI collaborando con Antonello Falqui alla realizzazione di varietà televisivi, tra cui Milleluci con Mina e Raffaella Carrà e Fatti e fattacci con Ornella Vanoni e Gigi Proietti. Insieme con quest’ultimo scrive i testi per una serie di One-Man-Show, tra cui il fortunato A me gli occhi please. Tra la fine degli anni settanta e l’inizio dei novanta scrive anche, tra le altre cose, testi per Aldo Trionfo e Lucia Poli e sceneggiature per Tinto Brass (Dropout) e Franco Rossi (Come una rosa al naso). Ha tradotto le Liriche di Orazio, è autore di un Racconto (Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1964) e ha curato, con Giuseppe Tedeschi, le Opere poetiche di Lorenzo Calogero.