Tre appuntamenti imperdibili, quelli del San Carlo Opera Festival: “Rigoletto”, “Tosca” e “Serata omaggio a Rudolf Nureyev”. Rigoletto, capolavoro verdiano, è un nuovo allestimento del Lirico firmato da Mario Pontiggia. Le belle scene, di Francesco Zito, suggestive e tradizionali, richiamano la Mantova del ‘500, con le architetture rinascimentali di Palazzo Ducale e la città, con la scura locanda di Maddalena e Sparafucile immersa nella luce lunare. Come sempre i bei costumi di Giusi Giustino esaltano l’eleganza della corte con abiti pittorici ricchi e dagli accesi cromatismi, al velluto rubino dei cortigiani in festa di contro il bianco candore dell’abito della figlia di Rigoletto, l’adorata Gilda, costumi che rispecchiano i diversi stati d’animo dei personaggi.
Il baritono George Petean è un Rigoletto bravo, dalla voce espressiva e dal bel timbro che, uniti alla presenza scenica, ben mettono in luce l’amore paterno e il desiderio di proteggere la figlia innocente dagli intrighi e dalle nefandezze di corte. A lungo applaudita Patrizia Ciofi che interpreta di nuovo Gilda, che cesella eleganti acuti, così come applausi riceve Saimir Pirgu, Duca di Mantova, dal timbro luminoso, dall’estensione vocale e dalla felice interpretazione di un personaggio giovane, appassionato, solare e intenso, come dimostra nei bei fraseggi di “Questa o quella per me pari sono” e “La donna è mobile”.

Bravi e in parte anche Nino Surguladze, una Maddalena dalla bella voce e buona interpretazione, Gianfranco Montresor con il suo Monterone, George Anduguladze dal timbro tuttavia poco scuro, Giovanna Lanza, Giovanna, la custode di Gilda. Buona la direzione di Pier Giorgio Morandi, equilibrata, fedele alla drammaturgia verdiana, così come bravi sono orchestra e coro maschile. Una bella pagina d’opera con momenti esaltanti che ha riscosso calorosi applausi.